Per la prima volta dopo 70 anni la festa dell’Unità di Fiesole non si farà. Non è una notizia da pagina di cronaca locale ma nazionale perché è un altro esempio, purtroppo, del declino della politica e della partecipazione. Nelle città, e soprattutto nei paesi del centro Italia, la festa del quotidiano fondato da Antonio Gramsci per generazioni di cittadini ha rappresentato l’occasione per confrontarsi sulla politica, sui problemi del lavoro e della cultura. Ma la crisi della politica e della partecipazione ha fatto crollare il numero di queste feste popolari.
Ben si adatta allo stop della rassegna di Fiesole un commento pubblicato da linkiesta.it a firma di Antonio Bompani sulla mancanza di partecipazione alla vita pubblica.
“Nell’epoca del tutto a distanza, può essere utile ripensare a piccole porzioni di vita vissute tutte in presenza. Se è vero che esiste un rapporto tra sensibilità e formazione politica, e spazi di partecipazione, ripartire dall’esserci – oltre la costrizione delle videochiamate – potrebbe essere un buon primo passo per recuperare quel distacco da temi e strumenti di comprensione. Quale luogo ripristinare, per far respirare di nuovo questo circolo virtuoso, se non le stesse sedi politiche e partitiche?” é il commento dell’opinionista.
Sulla partecipazione all’attività politica è partita la nuova campagna di comunicazione istituzionale del Parlamento europeo tutta improntata alla “Realtà – o realtà multiple – che non possiamo ignorare”. E’ un invito all’attivismo, ad esercitare un dovere civico.