Alessandro Orsini, sociologo e autore del libro "Casa Bianca-Italia. La corruzione dell'informazione di uno Stato satellite", offre una lettura controcorrente degli ultimi sviluppi nel conflitto Ucraina-Russia, smascherando quelle che definisce "narrative ingannevoli" propagate dai media filo-americani.
Nel suo post Facebook del 29 giugno 2025, Orsini analizza il mega-attacco russo con centinaia di missili e droni, l'abbattimento di un F-16 ucraino, la reazione polacca e le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, collegando strategicamente questi eventi alla guerra Iran-Israele e alle dinamiche geopolitiche globali.
Nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2025, la Russia ha scatenato l'attacco aereo più massiccio dall'inizio della guerra, impiegando 537 tra droni (principalmente Shahed) e missili di vario tipo, inclusi i temibili Kinzhal ipersonici.
L'Ucraina ha subito perdite significative, tra cui un F-16 pilotato dal tenente colonnello Maksym Ustymenko, abbattuto dopo aver intercettato sette bersagli.
Orsini sottolinea come questo episodio confermi la sua tesi: ogni azione offensiva ucraina innesca una risposta russa sproporzionata, indebolendo Kiev invece di rafforzarla.
La reazione polacca – con l'invio di aerei da guerra a protezione dello spazio aereo – dimostra, secondo Orsini, il crescente timore europeo di un'escalation incontrollabile.
Orsini evidenzia un nesso cruciale: le risorse militari statunitensi, dirottate verso Israele durante il conflitto con l'Iran, hanno privato l'Ucraina di sistemi difensivi essenziali.
Quando Volodymyr Zelensky ha chiesto a Donald Trump nuovi sistemi Patriot, la risposta è stata netta: "Non posso aiutarti: ne ho dati troppi a Israele".
Questo episodio, per Orsini, rivela la subordinazione degli interessi europei a quelli statunitensi e conferma che l'Ucraina è utilizzata come "ariete" nella guerra per procura contro la Russia.
Lavrov ha colto questa dinamica, affermando che "l'Occidente inizia a capire che non ci sconfiggerà".
Nel suo ultimo libro, Orsini denuncia il sistematico sminuimento delle capacità militari russe da parte dei media filo-americani, che hanno ritratto l'esercito di Mosca come "un esercito di cartone".
Questa distorsione, funzionale agli interessi statunitensi, ha accompagnato la criminalizzazione accademica di chi osava sfidare la narrazione dominante.
Orsini spiega come i grandi media italiani – attraverso "trucchi e inganni" – abbiano trasformato analisi illogiche in "verità di Stato", santificando Zelensky e mostrificando Putin, mentre attaccavano il prestigio di studiosi indipendenti.
La "società giornalistica filo-americana", segnata da una "profonda sudditanza opportunistica", ha così nascosto una realtà scomoda: l'Italia è uno "Stato satellite" costretto ad allinearsi alla Casa Bianca.
Le dichiarazioni di Lavrov dopo l'attacco confermano l'analisi di Orsini: il ministro russo ha accusato l'Occidente di voler infliggere una "sconfitta strategica" alla Russia usando Kiev come "ariete", ma ha ribadito che "non ci riuscirà".
Questa posizione riflette la crescente determinazione russa, alimentata anche dal consenso interno a Putin, che ogni azione ucraina contribuisce a rafforzare. Mentre il ministro tedesco Johann Wadephul definisce la Russia "minaccia diretta" alla sicurezza europea, Orsini smonta questa tesi come "bufala" funzionale al riarmo europeo voluto dagli USA.