Donald Trump non ha mai nascosto la sua ambizione di essere ricordato come uno dei presidenti più influenti della storia americana. Tra i simboli che più rappresentano la grandezza e la memoria presidenziale negli Stati Uniti c’è il Monte Rushmore, e proprio lì Trump sogna di vedere scolpito il proprio volto, accanto a quello di Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln.
Il presidente americano, Donald Trump, punta a un’eredità eterna.
Ritorna all’attenzione pubblica il sogno di Trump di vedere il suo volto scolpito nel Monte Rushmore.
Si tratta di una vecchia storia che risale addirittura al primo mandato di Trump. Nel 2020, per esempio, il presidente americano pubblicò un’immagine su X che lo raffigurava come il quinto busto sull’iconico monumento.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 10, 2020
Come ogni mossa del tycoon, il tweet è diventato una sorta di indizio per le sue ambizioni e ha fatto esplodere la polemica. Trump avrebbe davvero parlato con l’allora governatrice del Dakota del Sud, Kristi Noem, sulla possibilità di aggiungere il suo volto?
Il presidente ha smentito queste notizie, ma ha colto l’occasione per dichiarare che si tratterebbe comunque di una buona idea.
This is Fake News by the failing @nytimes & bad ratings @CNN. Never suggested it although, based on all of the many things accomplished during the first 3 1/2 years, perhaps more than any other Presidency, sounds like a good idea to me! https://t.co/EHrA9yUsAw
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 10, 2020
In realtà, Trump aveva già sollevato la questione nel luglio 2017 durante un comizio a Youngstown, in Ohio, affermando che stava scherzando.
Durante questo secondo mandato di Trump, la questione sembra diventare più seria.
Solo pochi giorni dopo l’insediamento del presidente, il 28 gennaio, la deputata repubblicana della Florida, Anna Paulina Luna, ha presentato una proposta di legge chiedendo di aggiungere il ritratto di Trump insieme agli altri.
Anche alcuni conduttori di Fox News hanno rilanciato l’idea, suggerendo di celebrare il 250esimo anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza nel 2026 con l’aggiunta del volto di Trump sul Monte Rushmore.
Il monumento si trova nel Dakota del Sud e ritrae quattro ex presidenti: George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln.
L’opera, scolpita dallo scultore americano Gutzon Borglum, fu pensata per rappresentare le fondamenta della nazione.
Washington guidò i coloni per ottenere l’indipendenza dalla Gran Bretagna e pose le basi della democrazia americana. Jefferson fu il principale autore della Dichiarazione d’Indipendenza. Roosevelt rappresenta una fase di rapida crescita economica, mentre Lincoln, oltre alla sua devozione per l’unità nazionale, fu fermamente convinto dell’abolizione della schiavitù.
Trump mira a rimodellare radicalmente la politica e la società americana, vantandosi delle sue riforme e del suo impatto sul paese. In quest’ottica, il suo volto sul Monte Rushmore rappresenterebbe, almeno simbolicamente, un’evoluzione storica nella narrazione dell’America.
Tuttavia, per molti esperti, apportare modifiche al monumento sarebbe tecnicamente complesso e rischierebbe di compromettere la struttura esistente.
Inoltre, il Monte Rushmore è soggetto a polemiche da tempo: fu costruito su terreni sacri per le tribù native americane e ogni intervento ulteriore non farebbe che aumentare la tensione e le contestazioni.
Lo stesso Trump sostiene anche un altro progetto: il “Giardino nazionale degli eroi americani”, anche questo previsto nel Dakota del Sud. Ma il progetto non è privo di controversie e ha suscitato proteste da parte delle comunità native.
L’ambizione personale di Trump si scontra dunque con la complessità storica, culturale e simbolica di uno dei monumenti più iconici della nazione.
Aggiungere un nuovo volto su quel monte non significherebbe solo scolpire nella roccia un leader contemporaneo, ma anche riscrivere, letteralmente, la narrativa della grandezza americana.
Il desiderio di Trump di essere scolpito accanto ai padri fondatori riflette una visione forte della propria importanza storica. Ma una simile impresa, oltre ad apparire irrealistica, apre interrogativi profondi su come l’America voglia ricordare sé stessa.