27 Jun, 2025 - 11:30

"Il Maestro e Margherita": in sala una nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Bulgakov

"Il Maestro e Margherita": in sala una nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Bulgakov

 
"Il Maestro e Margherita", approfondimento e critica

1928. In una Russia afflitta dall’oppressione del regime stalinista, dove finanche le opere teatrali e letterarie passavano al vaglio della censura, Michail Bulgakov iniziò a scrivere quello che poi si rivelerà essere il suo più grande romanzo. Con non poche difficoltà e ripetute interruzioni tra la fine degli anni ’20 e il 1940, anno della sua morte, continuò a comporre “Il Maestro e Margherita”, portando avanti il progetto con la medesima cura con la quale si cresce un figlio. Fu la sua terza moglie Elena ad assicurarsi che il manoscritto venisse pubblicato, se pur successivamente alla scomparsa del consorte, dapprima nel 1966 su una rivista di Mosca, ma purtroppo non senza tagli e censure, e dopo a Francoforte, nel 1967, ove la casa editrice Posev decise di rilasciare sul mercato la versione integrale. Da lì in poi venne tradotto e stampato in moltissimi Stati nel mondo, fino a diventare quello che tutt’oggi viene ritenuto uno dei romanzi più coraggiosi e suggestivi del XX secolo.

La trama narra di un drammaturgo identificato come Maestro che, dopo il diniego da parte delle autorità sovietiche della sua opera teatrale incentrata sull’incontro tra Gesù di Nazareth e Ponzio Pilato, afflitto da un crollo psichico, era finito in manicomio. Ma il Maestro era anche perdutamente innamorato di una donna di nome Margherita Nikolaevna, sua musa e amante segreta. In siffatto contesto faceva il suo ingresso la figura di Satana, sotto le vesti di un tale straniero chiamato Woland, in visita a Mosca, capitale della prima Nazione a dichiararsi atea per volere della dittatura. Nel corso dei decenni a venire furono prodotti diversi adattamenti cinematografici e televisivi come, ad esempio, il film omonimo del 1972 firmato dal regista serbo Aleksandar Petrović, con Ugo Tognazzi nel ruolo del protagonista.

E dunque arriviamo al nuovo lungometraggio scritto e diretto da Michail Lokšin, che rielabora ancora una volta il capolavoro di Bulgakov, uscito nelle sale italiane lo scorso 19 giugno. La pellicola si contraddistingue da subito per la bellezza suggestiva delle scene e della fotografia, con immagini quasi fiabesche. È tutto molto affascinante, denso di un’atmosfera magica. In particola l’attrice Julija Viktorovna Snigir' si cala bene nella parte di Margherita ed è irresistibilmente magnetica, soprattutto quando si trasforma per incanto in una strega e diviene la regina di Woland per una notte: nelle riprese di nudo è splendida e i successivi abiti di scena sono meravigliosi. Il limite dell’intero lungometraggio però forse risiede proprio nel fatto che si concentra per lo più su un’estetica esaltante, se pur regalandoci una sublime esperienza visiva. 

Difatti questa ennesima trasposizione de “Il Maestro e Margherita” l’ho trovata tanto bella all’apparenza quanto acerba e incerta nella sostanza. La narrazione diviene spesso confusionaria, mescolando parti del romanzo alla rinfusa, stordendo un po’ lo spettatore per 2 ore e 37 minuti. Almeno per me. L’interpretazione di Evgenij C'īgardovič nel ruolo de il Maestro inoltre non mi ha convinta o entusiasmata più di tanto e il taglio di capelli che gli hanno fatto era davvero terribile. Confesso che per oltre metà dello spettacolo ho percepito l’istinto irrefrenabile di andargli ad aggiustare il ciuffo a sinistra tagliato male. E per concludere il personaggio del gatto parlante l’ho trovato pessimo, di quelle ricostruzioni grafiche inguardabili di almeno una quindicina d’anni fa. Peccato, c’era un’ottima base di partenza. Tre stelle su cinque.

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