La notte tra il 10 e l’11 giugno 2025, Sandro Arzu, 56 anni, ex latitante originario di Arzana (Ogliastra), si è tolto la vita nella casa circondariale di Cagliari-Uta, dove era detenuto da appena tre settimane. Il suo gesto ha scosso la comunità carceraria e riportato sotto i riflettori la vicenda di un uomo che, negli ultimi anni, era diventato uno dei volti più noti della criminalità sarda, protagonista di una lunga latitanza e accusato di un omicidio in puro stile mafioso.
Sandro Arzu era un pluripregiudicato, noto alle forze dell’ordine per una lunga serie di reati gravi, tra cui omicidio e traffico di stupefacenti. La sua vita criminale era stata segnata da episodi di violenza e da una capacità di sfuggire alla giustizia che lo aveva reso una figura quasi leggendaria nella cronaca nera sarda. Nel 2023, Arzu era scomparso misteriosamente da Arzana, dove era sottoposto a una sorveglianza speciale e avrebbe dovuto rispettare l’obbligo di firma in caserma. Invece, aveva deciso di non presentarsi più, dando il via a una latitanza durata oltre due anni.
La sua auto, una Opel Corsa, era stata ritrovata nei pressi del paese, abbandonata in una strada sterrata, con tracce di sangue e fori di proiettile. Questo aveva fatto ipotizzare inizialmente un omicidio, ma le indagini successive avevano escluso questa possibilità: Arzu era vivo e aveva inscenato la sua morte per sfuggire a un regolamento di conti tra bande rivali legate al narcotraffico.
La latitanza di Sandro Arzu si era conclusa il 26 maggio 2025, quando i carabinieri lo avevano arrestato a Cagliari, città in cui si era rifatto una vita durante la sua assenza. L’arresto era stato possibile grazie a un’operazione coordinata tra Nuoro, Lanusei e Cagliari, che aveva portato anche alla cattura di altri cinque complici, tra cui i fratelli di Arzu, il nipote e un altro soggetto, tutti accusati di concorso in omicidio e favoreggiamento.
Arzu era accusato dell’omicidio di Beniamino Marongiu, 52 anni, ucciso il 9 luglio 2024 in piazza Roma ad Arzana. Il delitto, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, aveva mostrato un’esecuzione in puro stile mafioso: il killer, identificato come Arzu, aveva sparato 15 colpi con due pistole diverse, indossando un cappellino da baseball per coprirsi il volto. Le indagini avevano evidenziato che l’omicidio era legato a un regolamento di conti tra bande rivali per il controllo del traffico di droga. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, Arzu aveva anticipato quello che avrebbe voluto fare il rivale, che nel 2021 lo aveva già ferito in un agguato.
La vicenda di Sandro Arzu si intrecciava con la storia di una faida tra narcotrafficanti ogliastrini, che aveva visto scontri, agguati e omicidi nel corso degli anni. L’omicidio di Marongiu era stato il culmine di questa guerra, scatenata da una truffa legata a una partita di droga acquistata con banconote false, che aveva coinvolto anche Arzu. Un trafficante di Sestu, coinvolto nella vicenda, aveva ammesso nelle intercettazioni di aver incontrato Arzu durante la sua latitanza e di aver ricevuto rassicurazioni da lui, che lo aveva anche invitato a sollecitare un altro soggetto per saldare un debito legato alla partita di droga.
Le indagini avevano inoltre fatto emergere che Arzu, durante la latitanza, era stato molto preoccupato per la sicurezza dei suoi familiari e aveva continuato a investigare su chi avesse tentato di ucciderlo, concentrando i sospetti su Marongiu. La sua capacità di nascondersi e di sfuggire alla cattura aveva alimentato la sua fama, tanto che alcuni suoi conoscenti lo descrivevano come una figura temuta e rispettata, capace di mantenere la propria irreperibilità per anni.
Dopo l’arresto, Sandro Arzu era stato posto in custodia cautelare nella casa circondariale di Cagliari-Uta, dove era tenuto sotto stretta vigilanza per la gravità delle accuse e il suo passato criminale. La sua permanenza in carcere era stata breve, appena tre settimane, ma sufficiente a far emergere tutta la complessità della sua situazione personale e giudiziaria.
Nella notte tra il 10 e l’11 giugno, gli agenti penitenziari si erano accorti della situazione e avevano chiamato immediatamente il personale sanitario, che aveva tentato di rianimarlo senza successo. Il decesso era stato accertato poco dopo. L’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, attraverso la sua presidente Maria Grazia Caligaris, aveva espresso sgomento e vicinanza ai familiari, sottolineando il dolore per un epilogo tanto tragico e la necessità di riflettere sulle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane.
La morte di Sandro Arzu ha riacceso il dibattito sulle condizioni di detenzione e sul supporto psicologico riservato ai detenuti, soprattutto a quelli con un passato complesso e in attesa di giudizio. Le associazioni e le istituzioni hanno sottolineato la necessità di intervenire per prevenire episodi simili, migliorando la tutela della salute mentale nelle carceri e garantendo un maggiore sostegno ai detenuti a rischio.
La vicenda di Sandro Arzu rappresenta un caso emblematico della criminalità sarda, in cui narcotraffico, vendette personali e regolamenti di conti si intrecciano in una spirale di violenza che spesso si conclude con tragedie irreparabili. La sua storia, segnata da fughe, agguati, omicidi e infine dal suicidio in carcere, rimane una ferita aperta per la comunità di Arzana e per l’intera Sardegna.