Irene Nonnis, ospite stasera a "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", è una tanatoesteta e necrofora. Cosa significa?
Che è una professionista che si occupa della preparazione estetica dei defunti, un mestiere che unisce tecnica, rispetto e sensibilità.
Conosciuta anche sui social come @tanatolady, Irene è la fondatrice della Tanato Academy, dove forma nuovi professionisti che lavorano con passione ed empatia in questo delicato settore.
Questa sera, 5 giugno 2025, sarà ospite del programma "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" condotto da Piero Chiambretti, per raccontare la sua esperienza e sfatare i pregiudizi legati alla sua professione.
Ci sono professioni che sfuggono alla comprensione comune, avvolte da un velo di mistero e, talvolta, da ingiusti pregiudizi.
Quella di Irene Nonnis, 35 anni, è una di queste. Irene è una tanatoesteta, una figura che si occupa di un momento estremamente delicato e intimo: la cura delle salme, affinché l'ultimo ricordo che i familiari conservano dei loro cari sia il più sereno e dignitoso possibile.
Un lavoro complesso, che si muove costantemente sul filo del dolore, ma che, come racconta Irene, può nascondere una profonda bellezza e offrire immense soddisfazioni.
L'avvicinamento di Irene a questa professione così particolare affonda le radici in un'esperienza personale vissuta durante l'infanzia. A soli dieci anni, la perdita della nonna e l'immagine di lei, così diversa da come la ricordava in vita, lasciarono un segno profondo in lei.
Quella sensazione di spaesamento, di non riuscire a riconoscere pienamente la persona amata, si ripresentò anni dopo, con la scomparsa della madre. Fu allora che Irene sentì il bisogno di "fare qualcosa", di trovare un modo per alleviare quel trauma che lei stessa aveva provato.
Inizialmente affascinata dalla figura del medico legale, ispirata da personaggi televisivi come Dana Scully di X-Files, Irene intraprese studi diversi, frequentando il liceo socio psico pedagogico e formandosi come estetista.
Ma quel tarlo, quella sensazione legata al lutto, non l'abbandonò mai. La scoperta della tanatoprassi, una disciplina più diffusa in paesi come la Francia, le aprì una nuova prospettiva.
Dopo aver atteso il momento giusto, frequentò corsi specifici presso la Scuola Superiore per la Funeraria e acquisì le competenze necessarie per trasformare quella sua sensibilità in una professione di successo.
Dal 2021, Irene si dedica anche alla formazione di altri professionisti come lei, grazie alla sua scuola, la Tanato Academy.
Ma in cosa consiste esattamente il lavoro di un tanatoesteta?
È una branca della tanatoprassi che si concentra sulla cura estetica del defunto, con l'obiettivo di eliminare i segni della morte e restituire un'immagine il più possibile serena e naturale.
Si inizia sempre con il lavaggio e la disinfezione della salma, per poi procedere alla rimozione del rigor mortis, alla vestizione e all'inserimento nella cassa.
La fase finale prevede un trucco correttivo o, nei casi più complessi come quelli derivanti da incidenti, una vera e propria ricostruzione.
Per queste operazioni si utilizzano prodotti specifici, disinfettanti, soluzioni per l'imbalsamazione e cosmetici a base siliconica, adatti alla pelle che non assorbe più.
Parlare di morte è ancora un tabù per molti, e di conseguenza, anche la professione di Irene non è esente da pregiudizi.
C'è chi reagisce con imbarazzo, chi cambia discorso, ma anche chi, superata la diffidenza iniziale, si mostra curioso e desideroso di saperne di più. Irene ha dovuto affrontare anche insulti e commenti spiacevoli, come sentirsi etichettare "becchina" o "portasfiga".
Per abbattere questi tabù, Irene ha iniziato a parlare della sua professione anche sui social media e in tv. Stasera, infatti, ne parlerà da Chiambretti, su Rai 3.
Tra i tanti ricordi che costellano la sua carriera, ce n'è uno che Irene porta particolarmente nel cuore. Anni fa, un papà che aveva perso il figlio in un grave incidente motociclistico la contattò disperato. "Sua mamma vuole vederlo," le disse, "il riconoscimento l'ho fatto io e non posso farglielo vedere così."
Irene si prese cura del giovane e, quando ebbe finito, chiamò il padre. L'uomo scoppiò a piangere e le disse: "Adesso lo riconosco, è mio figlio. Ora la mamma può vederlo." Un momento di profonda commozione, che Irene non dimenticherà mai e che le conferma, ogni volta, di aver scelto il mestiere giusto. Un mestiere fatto per dedizione, per amore verso chi se n'è andato e per chi resta.