Secondo fonti dell’intelligence USA, la Russia sarebbe pronta a sferrare il suo attacco all’Europa. L’Occidente non è mai stato così vicino alla Terza Guerra Mondiale come in queste ore.
Dopo il massiccio bombardamento della flotta aerea russa da parte dell’esercito di Kiev, la situazione potrebbe precipitare in maniera repentina. Vladimir Putin non si è ancora sbilanciato, ma l’attacco avrà certamente delle conseguenze. Il timore delle cancellerie occidentali è che si possa assistere a un escalation militare dagli esiti incontrollabili.
Nelle scorse ore, Papa Leone XIV ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente russo Putin in cui gli avrebbe chiesto di fare un “gesto che favorisca la pace”.
L’intervento diretto del Pontefice riporta alla memoria il radiomessaggio di Papa Giovanni XXIII che contribuì a porre fine alla crisi dei missili di Cuba tra USA e URSS, che per alcune tesissime ore rischiò di trascinare il mondo in un nuovo conflitto mondiale.
Era il 25 ottobre del 1962, il presidente USA Kennedy e quello sovietico Chruščëv erano i due uomini più potenti del mondo. La guerra sembrava inevitabile, ma le parole di Papa Giovanni riuscirono a compiere il miracolo: il giorno successivo il segretario generale del Partito Comunista sovietico avanzò la proposta del ritiro dei missili se gli Stati Uniti promettevano di non invadere l'isola di Cuba. Prevalse la via diplomatica e lo scontro tra le due maxi potenze nucleare venne scongiurato.
La telefonata di ieri – mercoledì 4 giugno 2025 – tra Papa Leone XIV e Vladimir Putin ha tutti i presupposti per diventare storica. È la prima volta in tre anni di guerra che il presidente russo ha un colloquio con il Pontefice in carica. Con Papa Francesco non era mai avvenuto, anzi durante il pontificato di Bergoglio i rapporti con il Vaticano erano decisamente freddi e il compito di mantenere il canale diplomatico aperto era stato affidato al cardinale Matteo Zuppi.
Il colloquio telefonico di ieri, tuttavia, è importante anche perché arriva in un momento estremamente delicato. Due giorni fa, il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky ha sferrato un attacco senza precedenti alle basi aeree di Mosca in territorio russo. Al momento dal Cremlino non sono arrivati commenti, ma si tratta solo di una questione di tempo prima della vendetta di Putin. Sui media russi si susseguono le richieste di vendetta e persino di ritorsione nucleare.
Nelle ultime settimane, il Cremlino ha agitato in più occasioni lo spauracchio atomico, soprattutto dopo il via libera di alcuni Stati UE all’utilizzo da parte di Kiev delle armi europee anche per attaccare obiettivi militari in territorio russo.
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, la situazione non è mai stata tanto in bilico e il ‘tintinnio di sciabole nucleari’, secondo un’analisi della Cnn, non sarebbe solo propaganda.
La richiesta di Papa Leone XIV a Putin di fare ‘un gesto che favorisca la pace’ assume, alla luce degli eventi delle ultime ore, un valore diverso. Le parole del Pontefice potrebbero risultare determinanti per scongiurare la Terza Guerra Mondiale.
Lo scorso 12 maggio, pochi giorni dopo la sua elezione, Papa Leone aveva avuto un colloquio telefonico anche il presidente ucraino.
Cosa si sono detti Putin e Papa Leone XIV: la prima telefonata tra il presidente russo e il Pontefice#Putin #PapaLeoneXIV #Russia https://t.co/sJkaSskSia
— Tag24 (@Tag24news) June 4, 2025
La Russia rappresenta di nuovo un pericolo per l’Europa e occorre prevedere la possibilità di far fronte a un attacco militare. È l’allarme che è stato lanciato ieri dall’ambasciatore americano Matthew Whitaker e dal segretario generale della Nato, Mark Rutte durante il summit dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica.
Il timore è che il Cremlino stia ricostruendo il proprio esercito in prospettiva di un attacco all’Europa. Le intelligence europee sarebbero concordi nel ritenere che il presidente Putin voglia riprendere il controllo di una parte dei territori che un tempo facevano parte della "Grande Russia”. Nel mirino, infatti, ci sarebbero principalmente le repubbliche baltiche come Lettonia, Estonia, Lituania e Moldavia.
Uno scenario che renderebbe necessario l’aumento delle spese per la difesa europea, anche alla luce delle dichiarazioni della nuova amministrazione statunitense che, fin dal primo giorno del suo insediamento, ha chiarito di non essere più disposta a pagare per la difesa dell’Europa. Non è una novità, infatti, l’insistenza di Trump per l’aumento al 5% del Pil (attualmente è al 2%) della spesa della difesa.