Si intensifica lo scontro istituzionale tra il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Al centro della querelle, una norma - inserita in extremis nel decreto legge Infrastrutture, varato a inizio settimana dal Consiglio dei Ministri – che affidava al MIT competenze speciali per i controlli antimafia in vista della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
La norma è stata bocciata direttamente dal Presidente della Repubblica, che l'ha esclusa dalla versione definitiva del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, innescando il duro braccio di ferro con il ministro Salvini che non ha nascosto il proprio dissenso.
“ È la prima volta che c’è un’opera indagata prima ancora che inizi” ha dichiarato oggi - sabato 24 maggio 2025 - rispondendo alle domande dei giornalisti a margine del Festival dell'Economia di Trento.
Il no del Presidente Mattarella non è piaciuto per niente a Matteo Salvini che è intervenuto sulla vicenda da Trento, ribadendo che spetterà al Parlamento l'ultima parola.
Con queste parole, Salvini ha di fatto contestato la scelta del Presidente della Repubblica e ha confermato l’intenzione di proseguire l’iter parlamentare per reintrodurre la norma attraverso modifiche al decreto in fase di conversione.
Ha aggiunto infine con una critica neanche troppo velata rivolta al Quirinale.
✅ Approvato oggi dal Consiglio dei Ministri il decreto legge Infrastrutture, un provvedimento strategico per sbloccare i cantieri, semplificare i contratti pubblici e potenziare i trasporti.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 19, 2025
Un altro passo in avanti per l'Italia dei Sì!???????? pic.twitter.com/WSxcQdHJKm
La vicenda dei controlli antimafia relativi alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina si è trasformata in un vero e proprio scontro istituzionale, che rischia di mettere in imbarazzo Palazzo Chigi per il coinvolgimento diretto del vicepremier Matteo Salvini.
Le dichiarazioni di oggi sono solo l'ultimo atto di un botta e risposta carico di tensione, iniziato lo scorso 22 maggio, dopo la decisione del Presidente della Mattarella di escludere dal decreto-legge approvato dal Cdm la norma proposta dal governo.
La norma sarebbe stata inserita solo all'ultimo nel decreto e non sarebbe stata presente nella bozza sottoposta al Presidente Mattarella, che di conseguenza l'ha eliminata prima della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.
La Presidenza della Repubblica ha giudicato tale impostazione sproporzionata per un'opera infrastrutturale ordinaria, come il ponte, sostenendo che le normative antimafia già in vigore garantiscano controlli sufficientemente rigorosi. Inoltre, la deroga al Codice Antimafia potrebbe paradossalmente indebolire le garanzie previste per la trasparenza e la legalità nelle grandi opere pubbliche.
Per queste ragioni dal Colle è arrivata la bocciatura alla norma proposta in quanto giudicata non necessaria, né adeguata per il ponte.
Dietro le dichiarazioni formali, si nasconde, tuttavia, una frattura politica e istituzionale. Il Ministero delle Infrastrutture ha già espresso l’intenzione di sostenere la norma in Parlamento, contestando di fatto la decisione del Capo dello Stato e confermando la volontà politica di introdurre un modello speciale di vigilanza per la realizzazione del ponte.
Si prospetta quindi una nuova prova di forza con il Presidente della Repubblica, in un momento in cui i toni tra istituzioni sembrano sempre meno concilianti.
L’impressione, che si ha è che il ponte sullo Stretto stia diventando più una questione politica che infrastrutturale, con un clima sempre più teso tra Palazzo Chigi e il Quirinale.