I vertici del Movimento 5 Stelle hanno deciso le nuove regole per l’accesso alle candidature dei propri iscritti, che non dovranno più attenersi al limite del secondo mandato.
Un liberi tutti? Non proprio perché qualche paletto – molto flessibile – è stato mantenuto senza, però, pregiudicare il ritorno di tanti volti noti della prima stagione.
Le nuove regole dovranno essere votate dalla base degli iscritti, ma di fatto è già stato tutto deciso nel direttivo fiume mercoledì 21 maggio a Roma. A sei mesi dalla Costituente 5 Stelle di novembre, in cui i sostenitori M5S votarono per il via libera all’eliminazione del limite del secondo mandato, ieri sera il ‘partito’ di Giuseppe Conte ha definito nuovi limiti, spostando un po' più in avanti l’asticella del ‘no’ al carrierismo politico, che era stato uno dei valori fondanti del Movimento 5 Stelle degli albori.
Era un altro Movimento e c’erano altri attori, alcuni esclusi (vedi Beppe Grillo) altri messi ai margini dall’incandidabilità e oggi pronti a ritornare. Ebbene sì, perché le nuove norme – che qualcuno considera disegnate su misura per alcuni – consentiranno ai big pentastellati, i protagonisti delle prime due trionfali stagioni di governo, di ritornare in campo e ricandidarsi in Parlamento o come amministratori locali.
“Stop and go” e “due più uno”, queste le nuove norme che, una volta approvate dagli iscritti del Movimento 5 Stelle, regoleranno le candidature all’interno dell’organizzazione politica. La prima regola garantisce il semaforo verde per un terzo mandato a chi è stato fermo per cinque anni. Il conto dei mandati, però, si azzera nel caso si cambi ente amministrativo: se ad esempio si sono fatti tre mandati in Parlamento, è possibile candidarsi come presidente di Regione, sindaco, consigliere comunale, etc. Il Presidente, inoltre, ha la facoltà di scegliere i nomi che comporranno il suo listino, stabilendo di fatto chi sarà eletto e chi no.
Una rivoluzione copernicana rispetto alle origini di un movimento nato sull’onda dell’indignazione per il carrierismo e il nepotismo nelle istituzioni politiche italiane. Una rivoluzione ‘democratica’, come aveva sottolineato Giuseppe Conte - chiesta dalla maggioranza degli iscritti nei giorni della Costituente e che il Movimento si appresta a codificare in regole precise, ma meno rigide.
Il Movimento 5 Stelle si dota di ‘porte girevoli’ che si riapriranno per tante vecchie conoscenze. Volti noti della prima gloriosa cavalcata verso la conquista del ‘Palazzo’. I ‘grillini’, quando l’aggettivo veniva ancora usato con orgoglio.
Roberto Fico, ex presidente della Camera, in pole per la candidatura a governatore della Regione Campania. Paola Taverna, Virginia Raggi, ex sindaca di Roma che potrebbe entrare in Parlamento. E ancora Vito Crimi senatore per due legislature, capo politico ad interim e i ministri di punta, Alfonso Bonafede e Fabiana Dadone.
Le nuove regole mettono al sicuro, inoltre, Chiara Appendino, l’attuale portavoce alla Camera Riccardo Ricciardi e Stefano Patuanelli, tutti potenzialmente ricandidabili.
L’utopia dell’epoca del ‘V-Day’ grillino è archiviata, il nuovo Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è più strutturato e ‘maturo’ e ha capito che disperdere esperienze e competenze per tenere fede a un principio idealistico ha creato più danni che vantaggi. Il Movimento 5 Stelle ha capito – in realtà lo aveva già fatto da tempo – che ‘uno non vale uno’.