21 May, 2025 - 18:30

Cos'è la Gaza Humanitarian Foundation e perché fa discutere

Cos'è la Gaza Humanitarian Foundation e perché fa discutere

Mentre la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si aggrava e gli aiuti sono stati bloccati per settimane, Israele ha deciso di affidare la gestione della risposta umanitaria a un nuovo attore: la Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Presentata come fondazione indipendente e sostenuta anche dagli Stati Uniti, la GHF solleva però interrogativi sulla sua reale neutralità e sulle capacità operative. L’iniziativa arriva nel pieno di una nuova offensiva israeliana e a fronte di crescenti critiche da parte delle agenzie umanitarie già presenti sul campo.

Cos'è la Gaza Humanitarian Foundation

Israele ha deciso di assegnare la gestione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza ad una nuova organizzazione. La Gaza Humanitarian Foundation potrebbe diventare un attore chiave mentre la crisi umanitaria nell'enclave prosegue. 

La fondazione ha annunciato che inizierà la sua missione entro la fine del mese di maggio.

La GHF è sostenuta da Israele ma anche dagli Stati Uniti. È un'organizzazione ufficialmente indipendente.

Era supervisionata da Jake Wood, un veterano dell'esercito statunitense che in passato ha gestito l'agenzia di soccorso Team Rubicon. Successivamente, Wood ha annunciato le sue dimissioni. In una nota ha spiegato di aver mirato a fondare la GHF come un’organizzazione umanitaria veramente autonoma, con l’obiettivo di sostenere la popolazione di Gaza. Ha però aggiunto che è diventato "chiaro che non è possibile attuare questo piano rispettando rigorosamente i principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza” e che non ha intenzione di abbandonarli. 

Gaza, tregua fallita e nuova offensiva israeliana: bloccati gli aiuti per undici settimane

Nelle prime settimane del 2025 era entrato in vigore un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. La tregua a Gaza ha portato a una speranza molto cauta su un’eventuale pace nell'enclave. La situazione però è rapidamente precipitata dopo che le parti non hanno raggiunto un accordo che stabilisse la seconda fase del cessate il fuoco.

Israele ha iniziato a imporre un blocco degli aiuti il 2 marzo, durante il cessate il fuoco. Tel Aviv ha poi avviato una nuova operazione militare il 18 marzo. L’ultima escalation militare è stata accompagnata anche da un blocco totale degli aiuti umanitari, che include acqua, cibo, carburante e forniture mediche.

In seguito alla crescente pressione internazionale per l’ingresso degli aiuti nella Striscia, quando Tel Aviv ha annunciato una nuova imminente operazione militare denominata “I carri di Gedeone” all’inizio del mese di maggio, ha anche proposto di affidare gli aiuti a una “fondazione internazionale” che potrebbe escludere del tutto Hamas dalla gestione delle risorse. Il nome non era stato reso noto al momento dell’annuncio.

Il blocco degli aiuti umanitari ha raggiunto l’undicesima settimana quando le autorità israeliane hanno annunciato, il 20 maggio, che sono entrati a Gaza 93 camion carichi di beni per la popolazione.

Gaza, la GHF prende il posto delle agenzie umanitarie: dubbi su imparzialità e capacità operative

La GHF sostituirà quindi le agenzie umanitarie internazionali sul campo nella gestione degli aiuti a Gaza. La sua attività prevede la distribuzione di "una quantità base di cibo", kit igienici e medicinali attraverso i centri di distribuzione. Si coordinerà con le forze israeliane.

Secondo quanto rivelato dal Financial Times, l’intenzione è di fornire 300 milioni di pasti in 90 giorni, al costo di 1,30 dollari ciascuno. Mancano però dettagli trasparenti sulla logistica operativa e sulle fonti di finanziamento.

I funzionari delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni umanitarie mettono in guardia sulle operazioni, affermando che l'organizzazione non sarà in grado di gestire la catastrofe umanitaria. Le organizzazioni che operano nell'enclave sottolineano di detenere i mezzi e la capacità per portare cibo e altri rifornimenti ai palestinesi, se solo questo gli venisse permesso.

Numerose organizzazioni umanitarie e per i diritti umani hanno criticato la GHF, definendola una "strumentalizzazione politica degli aiuti" e hanno messo in dubbio i principi di imparzialità, umanità e indipendenza nella gestione degli aiuti umanitari.

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