Dodici milioni di voti. Questo è l'obiettivo minimo per i referendum dell'8 e 9 giugno 2025 che il Partito Democratico si è autoimposto per poter parlare di una prima "vittoria" sul governo Meloni. Un numero oggettivamente basso che non si avvicina neanche lontanamente al quorum per rendere valido il voto sui cinque quesiti e che suona come la giustificazione a una sconfitta alle urne che non è ancora arrivata ma è quasi sicura. Invece no, c'è una ratio dietro i dodici milioni di cittadini che dovranno partecipare al referendum.
Da giorni, diversi militanti di sinistra ed esponenti dei principali partiti di opposizione sono tornati a parlare delle elezioni generali del 2022. In quel caso le urne premiarono il centrodestra ma con pochi voti. L'affluenza, infatti, è stata molto più bassa rispetto al 4 marzo 2018 e solo 12,3 milioni di elettori hanno premiato la coalizione di partiti che di lì a qualche giorno avrebbe formato il governo Meloni. Un numero non troppo dissimile da quello che il centrosinistra spera si rechi alle urne tra tre settimane.
I referendum che presto saranno oggetto di voto sono molto più che quesiti utili a cambiare la legge sulla cittadinanza e a smantellare il Jobs Act: sono un vero e proprio voto contrario al governo Meloni, che sull'assegnazione della cittadinanza insiste nel mantenere i dieci anni di residenza obbligatoria. Raggiungere 12 milioni di elettori non metterà a repentaglio il governo, ma potrebbe essere un segnale importante sulla tolleranza degli italiani nei confronti delle politiche di Palazzo Chigi.
Affinché i cinque quesiti referendari siano validi, è necessario che l'8 e il 9 giugno si rechi a votare almeno il 50% degli aventi diritto al voto più uno: si tratta di circa 25,5 milioni di elettori. Un obiettivo davvero difficile se si pensa che l'affluenza stimata secondo gli ultimi dati dovrebbe ammontare tra il 32 e il 38%: troppo poco per pensare che il referendum possa andare in porto, contando che mancano poco meno di tre settimane all'appuntamento alle urne.
Negli scorsi giorni, tra l'altro, il governo ha promosso l'astensione. I tre partiti principali hanno infatti invitato i loro elettori a non recarsi alle urne, destando non poco scandalo tra le fila dell'opposizione. Il motivo è semplice: in questo momento storico l'astensione è un problema. Basti pensare ai dati delle ultime elezioni europee e a quelli relativi al voto regionale in Umbria e in Emilia-Romagna dello scorso novembre.
Tuttavia, il Partito Democratico ha fissato una sorta di "asticella" alla partecipazione al referendum. Per l'intera opposizione sarebbe un segnale estremamente positivo se a votare si recassero almeno 12 milioni di persone. Un dato molto lontano dal 50%+1 prima citato, che non servirebbe a nulla ai fini del referendum ma che potrebbe essere un segnale molto forte nei confronti del governo Meloni.
Per capire le ragioni di questo numero dato dal PD bisogna tornare indietro di quasi tre anni, quando in Italia si è votato per le elezioni politiche del 2022 che hanno premiato il centrodestra oggi al governo. La coalizione conservatrice ha infatti registrato, tenendo conto dell'affluenza al 63,91%, circa 12,3 milioni di voti: in tutto equivarrebbero al 25% dei consensi, tenendo conto anche di chi non si è recato alle urne a settembre 2022.
I referendum, come è noto sin dalla raccolta firme della scorsa estate, hanno assunto un connotato politico fortissimo e si sono trasformati anche in un voto contro il governo Meloni. Sapere che il numero di cittadini contrari ha raggiunto il numero degli elettori del 2022 potrebbe essere un duro colpo da digerire, al di là del naufragio del referendum.
Ma sarà veramente così? Per ora, tutti i sondaggi pubblicati da diversi istituti di statistica premiano il centrodestra. Ovviamente Fratelli d'Italia è la testa d'ariete e registra in ogni rilevazione dal 29 al 30,4%, mentre Forza Italia e Lega lottano entrambe per un agognato 10% senza però raggiungerlo, fanalino di coda "Noi Moderati" all'1%.
Non c'è solo il dato sui partiti. Nel più recente sondaggio portato avanti da Tecnè per l'agenzia di stampa Dire, sembra che Giorgia Meloni sia ancora la leader più apprezzata dagli italiani, mentre al secondo posto si trova il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. Sembra pertanto che gli elettori – seppure in diminuzione – siano contenti dell'operato del governo Meloni.
???? #Supermedia Youtrend per @Agenzia_Italia dei sondaggi sulle intenzioni di voto (e variazione rispetto al 2 maggio):
— Youtrend (@you_trend) May 16, 2025
FdI 30,4% (+1)
PD 22% (+0,2)
M5S 12,3% (-0,1)
FI 9,2% (+0,1)
Lega 8,5% (-0,1)
AVS 6,4% (+0,3)
Az 3,3% (+0,1)
IV 2,5% (+0,1)
+E 1,6% (-0,2)
NM 1,2% (+0,2) pic.twitter.com/xZLV03mYnQ