Si va verso la Festa della mamma 2025 per festeggiare le persone più importanti per la vita di ogni figlio. Da questo punto di vista, i festeggiamenti devono essere portati avanti in pompa magna.
Ci sono, però, dei fronti, come quello lavorativo, in cui nel 2025 c'è ancora molto poco da festeggiare.
Le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro sono più che evidenti e, se consideriamo quelli da padri e madri lavoratori, il divario si ingigantisce a perdita d’occhio.
Le madri, in Italia, sono sempre le più penalizzate e, in una alta percentuale, costrette a scegliere tra famiglia e lavoro.
La Festa della mamma cade la seconda domenica di maggio, anche se, inizialmente, veniva festeggiata l’8 maggio.
Le ragioni per celebrare le mamme sono innumerevoli. Dovremmo festeggiarle proprio pensando ai sacrifici che molte di loro sono costrette a fare dal punto di vista professionale quando diventano madri.
La maternità comporta sfide enormi, non solo a livello emotivo, ma anche lavorativo. In molte circostanze, le donne si trovano a dover conciliare il ruolo di madre con le pressioni del lavoro, rinunciando spesso a opportunità, tempo e carriera per dedicarsi alla cura dei propri figli.
Eppure, nonostante queste difficoltà, le mamme continuano a dare tutto, mostrando una forza e una resilienza che meritano di essere riconosciute e celebrate.
Ancora oggi, molte donne sono costrette a lasciare il lavoro per l’impossibilità, in molti casi, di conciliare la vita lavorativa e la cura dei figli. Parliamo del 20% delle donne e un 1/3 delle madri non cerca più occupazione. Il 33% delle donne di età compresa tra i 25 anni e i 54 anni non lavora.
Quando nasce un figlio, emergono nuove necessità all’interno della famiglia. Purtroppo, è (quasi) sempre la donna a dover affrontare questo sacrificio, come accade da secoli. Le radici di questa situazione sono da ricercare in una cultura che continua a relegare la donna alla cura della casa e della famiglia.
Sebbene esista un congedo di paternità, questo dura solo 10 giorni, a fronte dei cinque mesi di maternità garantiti alle madri. Quando cultura e leggi si intrecciano in questo modo, il cambiamento appare difficile, se non impossibile, senza una trasformazione profonda nella mentalità collettiva.
La differenza tra i congedi di maternità e paternità riflette un modello culturale e normativo ancora sbilanciato, che assegna alle donne il peso maggiore della responsabilità familiare e rafforza stereotipi ormai superati.
E ciò non solo limita la possibilità di un vero equilibrio tra i due genitori, ma rinforza anche stereotipi che associano la cura dei figli principalmente alla madre.
Lasciare il lavoro dopo la nascita dei figli è un fenomeno atavico. Nel 2025, è molto diffuso, seppur si stanno tentando approcci differenti e forme di tutela alle giovani madri. Nulla di tutto questo, però, ha avuto ancora un effetto decisivo.
Le madri sono costrette, in un certo senso, a lasciare il lavoro perché hanno ancora difficoltà a conciliare le attività lavorative con la cura dei figli.
Non tutte le famiglie hanno alle spalle il supporto dei nonni che possono prendersi cura dei nipoti. La rete degli asili nido, spesso, non è sufficiente o, altrettanto spesso, non si hanno le possibilità economiche per mandarci i figli (nonostante il bonus asilo nido).
Ci sono, però, altrettanti casi in cui il datore di lavoro non vuole concedere il part time oppure orari di lavoro più flessibili. A volte, anche a causa di esigenze aziendali.
Le differenze sul lavoro non sono presenti sono in termini di gender pay gap, sul quale bisogna ancora lavorare davvero tanto. Sul lavoro si percepiscono differenze più marcate, tra uomini e donne, proprio quando si diventa genitori.
Gli uomini, i neo padri, possono continuare a essere ambiziosi, fare avanzamenti di carriera, guadagnare di più. Le donne, una volta avuto il primo figlio, subiscono una brusca battuta d’arresto.
Questo non significa che, necessariamente, smettono di lavorare. Ma guadagnano meno perché costrette, in qualche modo, a lavorare part time e, di conseguenza, guadagnare anche meno. Addio, allora ad avanzamenti di carriera e ambizioni.
La scelta tra una famiglia e il lavoro è difficile, soprattutto per una madre. Da qui, nasce il child penalty: si tratta dell’effetto che ha la nascita di un figlio sulle carriere delle giovani donne.
Le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei congedi di maternità e paternità, evidenziano la necessità di un cambiamento strutturale.
Per raggiungere una vera parità tra madri e padri, è fondamentale rivedere le politiche di congedo, favorire l'accesso a servizi di supporto per la cura dei figli e, soprattutto, promuovere un cambiamento culturale che riconosca la condivisione delle responsabilità familiari.
Solo attraverso una trasformazione profonda delle leggi e delle mentalità potremo garantire un futuro in cui genitori di entrambi i sessi possano conciliare serenamente vita familiare e professionale.