Con la Nota n. 616 del 3 aprile 2025, l'Ispettorato Nazionale del Lavoro ha preso posizione sul pagamento del TFR in busta paga mensile.
L'INL ha ribadito che questa pratica non è corretta e contravviene alla natura stessa del trattamento fine rapporto.
Nel testo, maggiori informazioni.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una somma di denaro che il datore di lavoro è obbligato a versare al dipendente al termine del rapporto lavorativo.
Questa somma si accumula progressivamente nel corso degli anni di lavoro, ed è finalizzata a garantire una sorta di riserva economica al lavoratore in caso di cessazione del contratto di lavoro, che avvenga per qualsiasi motivo.
Secondo la normativa italiana, il TFR è calcolato annualmente, ma viene accantonato ogni mese dal datore di lavoro e, alla fine di ogni anno, il valore accumulato viene rivalutato in base a un tasso di interesse stabilito dalla legge.
Tuttavia, la sua liquidazione avviene solo al momento della cessazione del contratto, sebbene possa essere richiesta anticipatamente in determinate circostanze.
L'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha dichiarato illegittimo il pagamento del TFR in busta paga ogni mese, per due motivi principali:
Se durante un'ispezione viene rilevato che il TFR è stato erogato mensilmente senza una base legale, il datore di lavoro rischia:
Una gestione irregolare del trattamento può, quindi, comportare rischi economici e sanzioni legali per l'azienda. Assicurarsi di rispettare la normativa è fondamentale per evitare penalizzazioni e per garantire una corretta gestione delle contribuzioni previdenziali.
Per rispettare la normativa e prevenire contestazioni, i datori di lavoro devono:
In merito al secondo punto, l'INL ricorda che, per le imprese con almeno 50 dipendenti, l'obbligo di versamento del TFR al Fondo di Tesoreria INPS, in vigore dal 2007, rende le somme versate al Fondo indisponibili, in quanto costituenti una contribuzione previdenziale.
Una corretta gestione del Trattamento di fine rapproto tutela sia l’azienda sia i diritti dei lavoratori.
L'INL chiarisce che il TFR deve essere un accantonamento per il futuro e non può essere considerato parte del salario mensile. Pertanto, non può essere pagato ogni mese, a meno che non ci sia una base legale o salvo quanto previsto dalla legge.
Se versato mensilmente, perderebbe la sua funzione di sostegno economico al termine del rapporto di lavoro.
L'obiettivo è mantenere il TFR come una riserva economica a lungo termine, destinata esclusivamente al momento della cessazione del lavoro, e non come parte del salario mensile.
L'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha dichiarato illegittimo il pagamento del TFR in busta paga mensile, poiché questo modifica la sua funzione di riserva economica da erogare alla cessazione del contratto di lavoro.
Deve essere accantonato ogni mese, ma corrisposto solo al termine del rapporto lavorativo, salvo specifiche eccezioni. Le aziende che non rispettano questa norma rischiano provvedimenti e sanzioni contributive.
Per evitare contestazioni, i datori di lavoro devono applicare correttamente l'articolo 2120 del Codice Civile, versare il TFR al Fondo Tesoreria quando obbligatorio e non erogarlo mensilmente senza una base legale. Una gestione corretta tutela sia l’azienda che i diritti dei lavoratori.