A quasi mezzo secolo di distanza dalla loro morte, Fausto Tinelli e Lorenzo "Iano" Iannucci tornano al centro della cronaca. Avevano solo 18 anni quando, la sera del 18 marzo 1978, furono freddati a colpi di pistola all'angolo tra via Casoretto e via Mancinelli, nei pressi del centro sociale Leoncavallo di Milano. Oggi la Procura ha riaperto le indagini per cercare di dare un nome ai responsabili.
Era un sabato sera come tanti. Fausto e Iaio, entrambi 18enni, avevano trascorso il pomeriggio al bar "Crota Piemunteisa", nel quartiere Casoretto, punto di ritrovo dei giovani milanesi di sinistra dell'epoca. Dopo aver salutato gli amici, si stavano dirigendo verso casa Tinelli, dove la madre di Fausto li attendeva per la cena.
Più tardi avrebbero dovuto raggiungere di nuovo gli amici al Leoncavallo, per un concerto jazz. Non ci arrivarono mai. Poco prima delle 20, all'incrocio tra via Casoretto e via Mancinelli, furono avvicinati da tre uomini. Secondo alcuni testimoni, i cinque si scambiarono qualche parola. Poi, all'improvviso, partirono i colpi: degli otto totali, sette andarono a segno.
Iano morì sul colpo; Fausto durante il trasporto in ospedale. La notizia fu un duro colpo per la città di Milano, già scossa - come il resto d'Italia - dal sequestro dell'onorevole Aldo Moro, avvenuto due giorni prima a Roma. Non ci volle molto perché l'omicidio assumesse contorni politici.
Le indagini partirono subito, serrate e complesse. Si pensò, inizialmente, a un regolamento di conti interno alla sinistra extraparlamentare; ben presto però gli inquirenti si orientarono verso un'altra pista: quella della destra eversiva. Fausto e Iaio stavano infatti conducendo un'inchiesta sui traffici di droga, in parte riconducibili a ambienti legati alla criminalità organizzata e all'estrema destra milanese.
Negli anni Novanta, finirono al centro delle indagini tre ex appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar): Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi. Nessuno di loro, tuttavia, fu mai rinviato a giudizio. Nel 1999, il pm Stefano Dambruoso chiese l'archiviazione del caso, che nel 2000 fu accolta dalla gip Clementina Forleo.
Nelle motivazioni del provvedimento, la giudice parlava di "non superabilità al giudizio del limite indiziario degli elementi a carico della destra eversiva e in particolare degli indagati". Poi, circa un anno fa, su impulso di una mozione unanime del Consiglio comunale di Milano, firmata dal sindaco Giuseppe Sala, la Procura aveva aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati né accuse.
L'obiettivo era raccogliere elementi nuovi per chiedere una riapertura effettiva del caso. Cosa che adesso è successa. Alla base della decisione, secondo fonti locali, ci sarebbero una serie di accertamenti, tra cui una perizia calligrafica su un volantino di rivendicazione trovato a Roma il giorno dopo il duplice omicidio e firmato "Esercito Nazionale Rivoluzionario. Brigata Combattente Anselmi".
Perizia che avrebbe aperto alla possibilità di nuove piste, sempre legate alla destra eversiva. La gip, Maria Idra Gurgo di Castelmenardo ha accolto la richiesta dei pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti. Forse, dopo 47 anni, si riuscirà così, finalmente, a chiudere il cerchio.
"È una notizia bellissima", ha commentato l'avvocato Nicola Brigida, legale dei familiari di Tinelli.
Lo riporta l'agenzia Agi.