06 May, 2025 - 13:28

Caso Liliana Resinovich, la frattura alla vertebra e l'ammissione shock del tecnico dell’obitorio

Caso Liliana Resinovich, la frattura alla vertebra e l'ammissione shock del tecnico dell’obitorio

Si infittisce il giallo legato alla morte di Liliana Resinovich, la 63enne ritrovata cadavere a Trieste il 5 gennaio 2022, tre settimane dopo la sua scomparsa. Il nuovo colpo di scena nell'intricata vicenda è stato anticipato dal quotidiano Il Piccolo, in edicola il 6 maggio 2025.

Il tecnico che ha partecipato all'esame autoptico sul corpo della donna, avvenuto l'11 gennaio 2022 nell'obitorio di via Costalunga a Trieste, si è presentato spontaneamente agli inquirenti per rivelare alcuni nuovi dettagli

L'uomo, infatti, ha dichiarato che potrebbe aver provocato lui la frattura alla vertebra oggetto di un recente scontro tra la difesa di Sebastiano Visintin, marito della vittima (al momento unico indagato per il suo omicidio), e i consulenti della famiglia di Liliana.

L'intervista al marito indagato - Ore 14 del 24/04/2025

Caso Liliana Resinovich, l'ammissione del tecnico dell'obitorio sulla frattura alla vertebra della donna

Il preparatore anatomico dovrebbe essere ascoltato a breve dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, che dirige le indagini sul caso di Liliana Resinovich.
Stando a quanto riportato dal quotidiano, il tecnico non esclude che alcune delle manovre eseguite sul cadavere possano aver causato la lesione alla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica della donna.

L'ipotesi è che questa frattura, rilevata nel corso della seconda autopsia sulla salma eseguita dal team dell'antropologa forense Cristina Cattaneo, potrebbe essere stata provocata durante il primo esame autoptico.

Infatti non era stata rilevata dalla Tac eseguita l'8 gennaio 2022, dopo il ritrovamento del corpo della 63enne e due giorni prima dell'autopsia.

Lo scontro tra Visintin e i familiari di Resinovich

Le dichiarazioni dello specialista contribuiscono così ad alimentare i dubbi su un elemento già oggetto di attrito. I legali che difendono il marito della vittima, Sebastiano Visintin, non escludono che sia stata procurata nel momento del ritrovamento del cadavere, mentre i consulenti dei familiari della vittima sono di parere contrario.

Anche se la frattura non può né confermare né smentire quanto stabilito dalla super perizia dell'antropologa Cattaneo, ossia una "dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna", le dichiarazioni del tecnico aggiungono altro mistero al caso.

Disposte le analisi sui cellulari di Liliana

Le indagini sul caso Resinovich, intanto, proseguono. Il 9 maggio i due telefonini di Liliana, un iPhone e un Samsung, verranno analizzati con le tecnologie più all'avanguardia, in modo da risalire alle conversazioni e alle ricerche online precedenti alla morte. Lily aveva, infatti, l'abitudine di cancellare le conversazioni su WhatsApp.

A produrre una copia forense dei telefonini sarà il consulente della Procura, Nicola Chemello, che aveva già analizzato i dispositivi in occasione delle prime indagini.

Saranno presenti anche il consulente nominato dal marito Sebastiano Visintin, Michele Vitiello, e quelli nominati dalla famiglia Resinovich, tra cui Paolo Reale, conosciuto per essere stato il consulente dei Poggi in merito al delitto di Garlasco.

La speranza è che dai due telefonini della vittima possa emergere la verità sulla sua tragica fine, mentre il marito continua a proclamarsi estraneo ai fatti.

Le ultime novità sul caso Resinovich in tre punti

  • Nuova testimonianza sul corpo di Liliana Resinovich: Un tecnico dell'obitorio ha ammesso che una manovra eseguita durante la prima autopsia potrebbe aver causato la frattura a una vertebra, alimentando dubbi.
  • Conflitto tra le parti: La frattura è stata al centro di un contrasto tra i legali del marito indagato, Sebastiano Visintin, e i consulenti della famiglia della vittima. Entrambe le parti offrono interpretazioni opposte sul momento in cui sarebbe avvenuta.
  • Indagini sui telefoni della vittima: Il 9 maggio saranno analizzati i cellulari di Liliana con strumenti forensi per cercare prove digitali utili, nonostante la donna avesse l'abitudine di cancellare le conversazioni.
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