30 Apr, 2025 - 08:30

I primi 100 giorni di Trump per rendere l'America di nuovo grande (nel secondo mandato)

I primi 100 giorni di Trump per rendere l'America di nuovo grande (nel secondo mandato)

Donald Trump ha ottenuto un secondo mandato alle elezioni del 5 novembre 2024 dopo una dura campagna elettorale contro l'allora vicepresidente Kamala Harris. Dopo la sconfitta contro Biden nel 2020 il tycoon è così riuscito a tornare alla Casa Bianca.

Insediatosi il 20 gennaio, Trump ha subito iniziato a realizzare la sua agenda ambiziosa, segnata da principi protezionisti, isolazionisti e conservatori. Trump ha messo in atto il suo programma attraverso oltre 130 ordini esecutivi al 100esimo giorno di lavoro come presidente. Un numero alto, quasi pari a quelli firmati da Joe Biden in un intero mandato di 4 anni. 

I primi 100 giorni dei presidenti americani impostano la tabella di marcia di ogni mandato; nel caso di Donald Trump, hanno rappresentato un periodo di stravolgimento di numerosi aspetti della politica e della società americana avvenuto con una velocità vertiginosa. Un rapido sguardo ai primi 100 giorni del presidente Trump.

I dazi di Trump

Alle elezioni di novembre, l’economia è stato il tema prioritario per gli elettori. Trump ha cavalcato il malcontento promettendo dazi generalizzati su gran parte dei prodotti esteri. Convinto che gli Stati Uniti fossero danneggiati dal commercio internazionale, per esempio ha imposto tariffe anche contro Canada e Messico motivandole come risposta all'immigrazione irregolare e al traffico di droghe illecite. 

Il 2 aprile ha lanciato nuove misure contro la maggior parte degli stati del pianeta nell’ambito della cosiddetta “Festa della Liberazione”. Alcune sono poi state ritirate, ma i dazi al 145 per cento sulla Cina, che ha subito risposto, restano attivi. Intanto, la borsa ha perso terreno e la fiducia dei consumatori è in calo.

La motosega per la burocrazia di Elon Musk

Elon Musk ha assunto la guida del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), con il compito di ridurre la burocrazia federale. È stato immortalato mentre, vestito di nero, sul palco della CPAC, riceve una motosega argentata da Javier Milei come simbolo della sua campagna di tagli.

Musk supervisiona il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti federali e la chiusura o il ridimensionamento di agenzie come l’USAID e il Dipartimento dell’Istruzione. Sebbene non sia riuscito a raggiungere i trilioni di dollari di risparmi promessi, il suo intervento ha comunque inciso profondamente sulla macchina statale.

I sostenitori lo applaudono per aver colpito sprechi e burocrazia, ma i critici temono ripercussioni su programmi sociali, sanità e influenza globale americana. La sua motosega ha quindi diviso l’opinione pubblica.

La politica di immigrazione e le deportazioni

La stretta sull'immigrazione è stata centrale nella campagna elettorale di Trump. A marzo, oltre 200 venezuelani sono stati deportati a El Salvador, in un carcere di massima sicurezza.

Gruppi per i diritti civili denunciano espulsioni arbitrarie e senza giusto processo, come nel caso di Kilmar Abrego Garcia, trasferito nonostante fosse incensurato. Le deportazioni fanno parte di un più ampio piano dell'amministrazione americana di sicurezza nazionale, ma hanno scatenato critiche da parte di ONG e giudici federali.

La battaglia contro il genere e le politiche DEI

Trump ha ordinato la fine dei programmi federali sulla diversità, equità e inclusione (DEI), spingendo anche aziende come Meta a ridimensionarli. Le iniziative, nate negli anni '60, sono ora criticate da parte del movimento MAGA per aver messo razza e genere davanti al merito.

Ha inoltre firmato un’ordinanza che riconosce solo due sessi, maschile e femminile, dichiarandoli immutabili. In linea con questa visione, ha escluso gli atleti transgender dalle squadre femminili e condotto una campagna contro la loro partecipazione nello sport.

L’età d’oro promessa da Trump sembra essere contestata dall’opinione pubblica americana, che già in vista del 30 aprile mostrava segni di disapprovazione su temi che sono stati tradizionalmente punti di forza del tycoon, come appunto economia e immigrazione.

La frenesia di Trump apre nuovi scenari. Molti si chiedono se il presidente stia oltrepassando i limiti del potere a sua disposizione. Senza il sostegno delle nuove leggi approvate dal Congresso, molte delle sue radicali riforme potrebbero essere vanificate da un futuro presidente.

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