23 Apr, 2025 - 15:09

Chi è Salvo, il padre che ricevette la telefonata di Papa Francesco mentre su figlia Barbara stava morendo?

Chi è Salvo, il padre che ricevette la telefonata di Papa Francesco mentre su figlia Barbara stava morendo?

Nella lunga storia del pontificato di Papa Francesco, sono numerosi gli episodi in cui il Pontefice ha scelto la via più semplice e umana per avvicinarsi alle persone: il telefono. Una voce, la sua, capace di infrangere distanze e formalità, per entrare direttamente nel cuore delle vite ferite, delle famiglie segnate dal dolore, dei genitori che stanno per perdere ciò che di più caro hanno al mondo. In questo articolo raccontiamo la storia di Salvo, un padre che, mentre la sua giovane figlia Barbara di appena 29 anni si stava spegnendo, ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco. Un gesto che, in un momento di disperazione, si è trasformato in carezza e speranza.

La malattia, l’attesa, la disperazione

Salvo è sposato e ha due figli. Barbara era ricercatrice, il 6 gennaio del 2016 cominciò a stare male, fece degli accertamenti e scoprì che aveva un tumore al rene.

Barbara era una ragazza di 29 anni, piena di vita, sogni e progetti. La malattia, però, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo la quotidianità della sua famiglia. I giorni si sono fatti pesanti, le notti interminabili, e il padre di Barbara si è ritrovato a vivere un dolore che solo chi ha un figlio malato può comprendere. In questi momenti, spesso, ci si sente soli, abbandonati, impotenti di fronte a un destino che sembra già scritto.

La lettera al Papa: un grido di aiuto

Spinto dalla disperazione, il padre di Barbara ha deciso di scrivere una lettera a Papa Francesco. Non si trattava di una richiesta di miracoli, ma di un grido di aiuto, di una ricerca di conforto, di un bisogno di sentirsi ascoltato da qualcuno che, pur non conoscendolo, potesse comprendere la sua sofferenza. La lettera, carica di dolore e di fede, raccontava la storia di Barbara, la lotta contro la malattia, la forza della ragazza e la fragilità dei suoi cari.

La risposta inattesa: “Sono Bergoglio”

Un mattino, quando la speranza sembrava ormai sbiadita, il telefono di casa ha squillato. Dall’altro capo, una voce pacata e familiare: “Sono Bergoglio”. Il padre di Barbara, incredulo, ha riconosciuto la voce di Papa Francesco. Non era uno scherzo, non era un sogno: il Papa aveva letto la sua lettera e aveva deciso di chiamarlo personalmente. In quel momento, il tempo si è fermato. Le parole del Pontefice non erano solenni o distanti, ma semplici, umane, vicine. Ha ascoltato il racconto della malattia di Barbara, ha chiesto della sua famiglia, ha condiviso una preghiera e ha donato una benedizione speciale.

La forza di una voce amica

Il padre di Barbara ha raccontato che parlare con Papa Francesco è stato come confidarsi con un amico di vecchia data, come parlare con il parroco della propria parrocchia. Non c’era distanza, non c’era protocollo: solo due persone che si incontrano nel dolore e nella fede. Il Papa ha ascoltato con attenzione, ha espresso parole di conforto e di speranza, ha ricordato l’importanza di non sentirsi mai soli, soprattutto nei momenti più bui. “La voce del Papa – ha detto il padre – è stata una carezza per il cuore, una presenza che ha portato luce nell’oscurità”.

Un gesto che va oltre le parole

Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha fatto della vicinanza ai sofferenti una delle sue missioni principali. Le sue telefonate, spesso inaspettate, nascono dal desiderio di abbattere le barriere tra la Chiesa e le persone comuni, tra il potere e la fragilità. Non sono solo gesti simbolici, ma atti concreti di amore e attenzione. In passato, il Papa ha chiamato figli che avevano perso i genitori, sacerdoti in difficoltà, famiglie segnate da lutti o malattie, ragazzi che lottano contro gravi patologie. Ogni volta, la sua voce ha rappresentato un balsamo, una speranza, una conferma che nessuno è abbandonato.

La testimonianza del padre: “Non dimenticherò mai quei minuti”

Il padre di Barbara, nel ricordare quel colloquio, non riesce a trattenere la commozione. “Non dimenticherò mai quei minuti – racconta –. Parlare con il Papa è stato come ricevere una visita inaspettata, una presenza che ti sostiene quando tutto sembra crollare. Gli ho parlato di mia figlia, della sua forza, della nostra fede. Lui ha ascoltato, ha pregato con noi, ci ha benedetti. In quel momento ho sentito che non eravamo soli, che la Chiesa era davvero una madre che si prende cura dei suoi figli”.

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