Negli ultimi anni, una parte del mondo cattolico ha visto emergere una teoria controversa che mette in discussione la legittimità del pontificato di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), definendolo “antipapa”.
Al centro di questa narrazione si trova il cosiddetto “Codice Ratzinger”, un concetto che ha guadagnato notorietà grazie al giornalista Andrea Cionci e che viene spesso citato dagli oppositori di Bergoglio per sostenere che il vero Papa sarebbe stato Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) anche dopo le dimissioni.
Il “Codice Ratzinger” nasce dai lavori di Andrea Cionci, autore di un libro-inchiesta che raccoglie anni di indagini, articoli e podcast sull’abdicazione di Benedetto XVI e sulla successiva elezione di Francesco.
Secondo Cionci e i suoi sostenitori, il “Codice Ratzinger” è un sistema di comunicazione logica, indiretta e velata che Benedetto XVI avrebbe adottato dopo il 2013, in seguito alla sua dichiarazione di rinuncia al ministero petrino.
Questo stile comunicativo, ricco di ambiguità e riferimenti biblici o storici, sarebbe stato utilizzato per trasmettere messaggi nascosti ai fedeli, in particolare a coloro che “hanno orecchie per intendere”.
L’ispirazione, secondo Cionci, deriverebbe dal modo in cui Gesù comunicava con i suoi accusatori, su piani diversi e spesso incomprensibili ai più.
In questa chiave, il “Codice Ratzinger” sarebbe una sorta di linguaggio cifrato, adottato da Benedetto XVI perché impossibilitato a esprimersi liberamente, trovandosi – secondo la teoria – in una condizione di “sede impedita”.
Il cuore della teoria del “Codice Ratzinger” risiede nell’interpretazione della Declaratio dell’11 febbraio 2013, con cui Benedetto XVI annunciò la sua rinuncia.
Secondo i sostenitori della tesi, la dichiarazione di Ratzinger non sarebbe stata una vera abdicazione, ma una rinuncia solo all’esercizio attivo del ministero, non al “munus” petrino, ossia alla sostanza spirituale e giuridica del papato. Questo avrebbe comportato la nullità canonica della rinuncia e, di conseguenza, l’illegittimità del conclave che elesse Bergoglio.
La teoria si fonda anche su una lettura filologica e canonistica della Declaratio, sostenendo che Benedetto XVI avrebbe volontariamente lasciato indizi e ambiguità per “mettere alla prova” i suoi avversari e comunicare, in modo cifrato, la sua reale condizione di Papa impedito, prigioniero e impossibilitato a governare.
Secondo questa narrazione, la Chiesa cattolica vivrebbe oggi una situazione di “ministero allargato”: Benedetto XVI sarebbe il Papa legittimo, ma in stato contemplativo e impedito, mentre Francesco ne sarebbe l’usurpatore attivo, un “antipapa”.
Gli oppositori di Bergoglio sostengono che la presenza di due papi, uno legittimo e uno illegittimo, sia il risultato di una trama orchestrata da poteri interni ed esterni alla Chiesa, tra cui la cosiddetta “Mafia di San Gallo” e forze globaliste.
Il “Codice Ratzinger” si manifesterebbe, secondo i suoi sostenitori, in molteplici interventi, discorsi, libri, lettere e interviste di Benedetto XVI, in cui si rintraccerebbero ambiguità, giochi di parole, riferimenti storici e canonici che, se “decodificati”, indicherebbero la sua volontà di comunicare la verità sulla propria condizione.
Tra gli esempi citati vi sono la scelta di firmarsi ancora “P.P.” (Pontifex Pontificum), l’impartizione della benedizione apostolica (riservata al Papa regnante) e alcune frasi enigmatiche che, secondo i sostenitori della tesi, sarebbero inequivocabili per chi conosce il diritto canonico e la storia della Chiesa.
La teoria del “Codice Ratzinger” ha acceso un vivace dibattito nel mondo cattolico, tra canonisti, teologi, storici e semplici fedeli. Da un lato, i sostenitori – tra cui studiosi come Ann Barnhardt, Edmund Mazza e vari docenti universitari – ritengono che le prove raccolte siano logiche e incontrovertibili, e che la Chiesa stia vivendo un dramma apocalittico senza precedenti.
Dall’altro lato, numerosi esperti di diritto canonico e vaticanisti hanno bollato la teoria come una costruzione cospirazionista priva di fondamento, accusando Cionci e i suoi seguaci di diffondere fake news e di rischiare lo scisma.
In particolare, i critici sottolineano che la Declaratio di Benedetto XVI fu accettata dalla quasi totalità dei cardinali e che la Chiesa, attraverso i suoi organi ufficiali, ha sempre riconosciuto la validità della rinuncia e l’elezione di Francesco.
Secondo questi esperti, il cosiddetto “Codice Ratzinger” sarebbe solo il frutto di interpretazioni arbitrarie e di una lettura forzata dei fatti.