"Brava Meloni", così si potrebbe sintetizzare quanto detto dal segretario di Azione, Carlo Calenda, in un'intervista su Il Foglio nella giornata di oggi, 19 aprile 2025, sull'incontro tra la presidente del Consiglio e Donald Trump a Washington di due giorni fa. L'ex ministro ha spiegato che il vertice tra la premier e l'ex presidente degli Stati Uniti è stato fondamentale per cercare di arginare la minaccia dei dazi sull'Unione Europea e che Meloni ha fatto un ottimo lavoro.
Si tratta dell'ennesimo elogio nei confronti della presidente del Consiglio, dopo il Congresso di Azione di un mese fa, dove il segretario ha invitato a sorpresa Meloni e lanciato molte frecciate nei confronti del centrosinistra, che ormai Calenda sembra aver abbandonato. Qual è l'obiettivo? Secondo l'ex ministro, in vista delle elezioni del 2027 sarà necessario lavorare sulle larghe intese contro i populisti.
Ancora una bocciatura per il centrosinistra. Calenda spiega che la coalizione formatasi tra Alleanza Verdi Sinistra, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico non ha alcuna speranza di tornare al governo se prosegue con le critiche aprioristiche all'esecutivo nazionale guidato da Meloni.
L’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump si preannunciava estremamente complicato. Non solo per l’imprevedibilità del tycoon statunitense, spesso incline a dichiarazioni aggressive e sopra le righe, ma anche per due questioni cruciali su cui l’Italia non poteva permettersi di cedere: mantenere la coesione del fronte europeo sui dazi e ribadire il sostegno all’Ucraina, che sembra vacillare sempre di più.
Secondo Carlo Calenda, che ha parlato a Il Foglio nella giornata di oggi, su entrambi i punti Meloni ha saputo mantenere una linea ferma e coerente. Anzi, secondo il segretario di Azione, meglio di così non si poteva fare. Trump resta una minaccia, ma Meloni, stando a quanto affermato da Calenda, avrebbe fatto un grande lavoro istituzionale.
Sono stati tanti i temi al centro del vertice di due giorni fa. Trump e la presidente del Consiglio hanno discusso principalmente dei dazi, ma anche dell'aumento delle spese militari nei Paesi membri della Nato.
Il PD e altri partiti di centrosinistra hanno criticato l'atteggiamento di Meloni, ma il segretario di Azione ha risposto ai suoi ormai ex alleati chiedendo, nei fatti, cosa si aspettassero: fare miracoli, spiega, non era possibile. Tuttavia, Calenda non risparmia critiche al governo italiano su altri fronti, come la totale assenza di una strategia industriale che possa fronteggiare gli effetti di un possibile aumento dei dazi e il rallentamento economico globale.
Sul piano della difesa, il segretario di Azione richiama la necessità di investimenti reali, criticando l’idea di considerare determinate spese marginali per raggiungere il 2% del PIL richiesto dalla Nato. Calenda mette poi in guardia contro un possibile asse Russia-USA e si mostra preoccupato per l’atteggiamento del PD, che si avvicina sempre più alle posizioni pacifiste del M5S e di AVS.
Il segretario di Azione, inoltre, denuncia l’esistenza di un retaggio culturale ancora presente nella sinistra italiana, che tenderebbe a giustificare o minimizzare l’aggressività russa. In particolare, Calenda punta il dito contro lo storico Alessandro Barbero, presente alla manifestazione del 5 aprile.
E per quanto riguarda l'alleanza con Giorgia Meloni? Dallo scorso Congresso di Azione si parla di una possibile intesa tra il partito liberale e l'alleanza di governo: potrebbe prendere piede già dalle elezioni regionali che si terranno nella regione Marche in questo 2025. Ma sarà un'alleanza destinata a durare?
Calenda ribadisce che Azione non farà parte del “campo largo” e che il suo obiettivo per il 2027 sarà creare un equilibrio parlamentare tale da consentire la nascita di un governo di larghe intese, capace di escludere le forze populiste da entrambi gli schieramenti. Il riferimento è chiaramente al Movimento Cinque Stelle e alla Lega, dal segretario di Azione definite formazioni politiche populiste e vicine alla Russia.