Negli ultimi mesi, la Serbia è scossa da una crisi politica senza precedenti. Le tensioni sono esplose anche in Parlamento, con scontri fisici, fumogeni e feriti tra i legislatori. Le proteste di piazza, iniziate dopo un tragico incidente, si sono trasformate in una mobilitazione contro la corruzione e l’amministrazione del presidente Aleksandar Vucic. Cosa sta accadendo in Serbia?
È scoppiato il caos nel Parlamento serbo. Sono stati lanciati fumogeni, alcuni politici si sono scontrati con la sicurezza e almeno tre legislatori sono rimasti feriti. L'episodio riflette la profonda crisi politica che da settimane scuote la Serbia.
All'apertura della sessione primaverile del Parlamento, il 4 marzo, i legislatori avrebbero dovuto votare una legge per aumentare i finanziamenti all'istruzione universitaria. Tuttavia, l’opposizione ha sostenuto che, prima di procedere, si sarebbero dovute confermare le dimissioni del primo ministro Milos Vucevic.
Mentre l'aula si riempiva di fumo, alcuni deputati hanno aperto uno striscione con la scritta: "La Serbia si ribella per far cadere il regime", mentre altri hanno esposto cartelli con la frase "Giustizia per gli uccisi".
Almeno tre parlamentari del Partito Progressista Serbo, al governo, sono rimasti feriti nel caos. Uno ha avuto un ictus, mentre un'altra era una donna incinta.
L’episodio è l’ultimo segnale di un’escalation nel paese. Le proteste guidate dagli studenti hanno innescato una crisi politica che minaccia l’amministrazione del presidente Aleksandar Vucic.
Le manifestazioni sono iniziate dopo il crollo del tetto di una stazione ferroviaria nella città di Novi Sad, nel novembre 2024, che ha causato la morte di 14 persone. Questo incidente è stato il punto di partenza delle proteste. Per molti, il crollo è stato provocato da lavori di ristrutturazione eseguiti in modo non accurato, ma in un quadro più ampio si tratta di una mobilitazione contro la corruzione.
I manifestanti, oltre a denunciare la corruzione e l’incompetenza del governo, avvertono anche rischi per la sicurezza pubblica. Chiedono, inoltre, che venga accertata la responsabilità politica e penale dell'incidente mortale, anche se i procuratori serbi hanno già incriminato 13 persone.
Vucic è al potere da oltre un decennio. Ha dominato lo scenario politico della Serbia diventando primo ministro nel 2014 e successivamente assumendo la carica di presidente. Le proteste hanno coinvolto un'ampia fascia della società che manifesta un malcontento popolare che dura ormai da quattro mesi.
Il premier Milos Vucevic ha annunciato le proprie dimissioni il 28 gennaio, nel tentativo di disinnescare la crisi. La mancata conferma delle sue dimissioni durante la sessione del 4 marzo ha però acuito le tensioni. Le forze di opposizione serbe sostengono che l’esecutivo non abbia l’autorità per approvare nuove leggi finché le dimissioni non saranno effettive. La legge in discussione sui fondi per le università rappresenta una delle principali richieste degli studenti.
Secondo Freedom House, che misura la forza delle democrazie, nel 2025 la Serbia è classificata come parzialmente libera. Il paese balcanico, però, è al centro dell’attenzione di diversi attori globali.
Mentre l’Occidente cerca di allontanare la storica alleata dalla Russia, per Mosca la Serbia resta un partner strategico nella regione. Anche la Cina considera Belgrado un punto chiave per estendere la propria influenza attraverso la Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative). Nel 2024, la Serbia ha firmato un accordo con la Francia per l’acquisto di 12 caccia Rafale, segnando un’importante svolta nella propria politica estera.
Sul fronte interno, però, il presidente Aleksandar Vucic deve fare i conti con una crescente contestazione. Non è ancora chiaro se le manifestazioni potranno avere un impatto concreto sul suo futuro politico.