13 Feb, 2025 - 15:00

Dal "pezzotto" alle Pay Tv: la pirateria nel calcio si può davvero sconfiggere?

Dal "pezzotto" alle Pay Tv: la pirateria nel calcio si può davvero sconfiggere?

Quanto si è parlato di pirateria nel calcio negli ultimi anni? Lo scorso anno era diventato celebre lo spot prima di ogni match di Serie A, che ricordava quanto fosse importante la lotta a questo genere di illegalità nel mondo dello sport. Oggi la pirateria è vista come una risposta diretta al mercato, che secondo molti non riesce più a soddisfare le esigenze del pubblico.

Ci sono, effettivamente, molti punti su cui si potrebbe obiettare quando si chiamano in causa le pay tv e l'offerta (più streaming che televisiva) di cui usufruiscono gli utenti che vogliono guardare lo sport oggi.

Serie A: perché la pirateria dilaga?

Se si prende in esame il mondo del calcio, gli abbonamenti frammentati e i costi elevati sono tra le principali cause che spingono gli utenti verso piattaforme illegali. Rispetto a un tempo le piattaforme a cui abbonarsi sono aumentate a dismisura. Rispetto a dieci/quindici anni fa, quando una piattaforma offriva l'intero pacchetto di Serie A, competizioni europee e mondiali, ora le prospettive sono ben diverse, e solo chi guarda il mondo con i paraocchi non è in grado di vederle.

Con i diritti TV suddivisi tra più operatori e l'obbligo di abbonarsi a diverse piattaforme per seguire tutte le competizioni, quindi, la spesa mensile diventa proibitiva per molti. E allora, pensando ai target interessati, studenti, lavoratori precari e altri nuclei familiari non possono permettersi lo svago che un tempo era molto più accessibile.

Se pensiamo all'offerta streaming calcistica odierna, scopriamo che attualmente Dazn detiene i diritti della Serie A, ma, ad esempio, non ha acquistato quelli della Champions League. Per cui, chi tifa una squadra che gioca anche nella massima competizione europea sarà costretto a sottoscrivere un abbonamento con Sky.

Non finisce qui, perché anche Amazon ha acquisito la Champions. Un tifoso di Juventus, Inter, Atalanta e Milan (oltre alle capitoline che giocano in Europa League) dovrà sottoscrivere ben tre abbonamenti e tre diverse piattaforme per poter seguire la sua squadra del cuore.

Pirateria come protesta sociale?

La pirateria è un processo che va avanti da molto tempo: sin dagli anni Duemila ha iniziato a crearsi una generazione abituata a ottenere molto facilmente contenuti digitali illegali, e molto velocemente sono nate anche delle opportunità per poter usufruire dei servizi gratuitamente, nonostante alcune limitazioni di qualità.

Un processo che è inevitabilmente rallentato, poiché il cosiddetto "pezzotto" garantisce una soluzione momentanea a un costo nettamente minore, ma non dispone della stessa qualità e, soprattutto, dell'assistenza tecnica quando qualcosa va storto. Per un decennio la lotta alla pirateria sembrava essere diminuita, ma poi ha iniziato a crescere nuovamente con l'aumento dei costi e la frammentazione televisiva.

Il sistema attuale produce una pirateria che è quasi un grido d'allarme contro un sistema che pare non ascoltare il pubblico, anzi, diventa molto distante e non comprende le esigenze attuali.

Ascoltare il pubblico per mettere fine al problema?

Sconfiggere il cosiddetto "pezzotto" è un processo che, secondo molti, non dovrebbe partire dall'alto, ma dal basso. La soluzione, allora, potrebbe essere l'offerta di un'alternativa valida e sostenibile.

Dazn, ad esempio, ha reagito positivamente alle richieste di mercato, attraverso un abbassamento consistente dei prezzi. La soluzione più auspicata potrebbe essere un modello di abbonamento più unificato e conveniente, che permetta di accedere a tutti attraverso una spesa mensile più contenuta e ragionevole.

Solo ascoltando le esigenze reali del pubblico ed eliminando le barriere economiche sarà possibile contrastare efficacemente la pirateria. Un processo che va accompagnato a una regolamentazione più rigida e che, comunque, necessita di molto tempo perché la fruizione dei contenuti illegali possa ridursi.

Chissà se resterà un'utopia o se diventerà realtà.

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Luca Liaci
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