L’inflazione è un grande rischio che fa tremare i mercati e l’economia mondiale. La ragione sta nel trend delle quotazioni delle materie prime. Perché gli investitori hanno paura delle tensioni inflazionistiche? Ecco perché.
Sebbene i prezzi al consumo siano scesi rispetto a qualche mese fa, il trend inflazionistico rimane piuttosto elevato e preoccupa gli investitori. Il board della BCE e delle altre banche centrali ha deciso di non tagliare i tassi di interesse, lasciandoli inalterati, in attesa di valutare i dati macroeconomici aggiornati.
Inflazione è un grande rischio che fa tremare i mercati finanziari: ecco le ragioni
L’inflazione rappresenta un grande rischio che fa tremare i mercati finanziari e borsistici. Le ragioni di questi timori risiedono nell’incertezza dello scenario macroeconomico e geopolitico attuale: il perdurare dei conflitti bellici in Ucraina e nel Medio Oriente ed il riaccendersi delle tensioni tra Stati Uniti d’America e Cina. Ciò comporta un ritorno al nazionalismo ed al protezionismo.
A ciò si aggiunge il rischio di eventi meteorologici estremi che vanno ad impattare sul settore delle materie prime, in particolare sul prezzo del cacao che si è impennato. Ciò che spaventa gli investitori riguarda le conseguenze che potrebbero derivare in seguito al rally delle commodities. Perché gli investitori e gli esperti temono che l’inflazione possa fare tremare i mercati finanziari? Scopriamolo.
Inflazione è un grande rischio che fa tremare i mercati: ecco perché
Ciò che preoccupa gli esperti e gli investitori è che le quotazioni delle materie energetiche e delle materie prime potrebbe rivelarsi un serio ostacolo per le principali banche centrali, che devono rinviare l’allentamento monetario per combattere la fiammata inflattiva. Analizzando il trend dell’indice S&P GSCI, che replica l’andamento delle commodities globali, si può osservare che lo stesso si sia impennato di 9 punti percentuali dall’inizio del 2024.
Le quotazioni del rame e del petrolio hanno subito un incremento di circa 13 punti percentuali dall’inizio del corrente anno ed il metallo aurifero ha raggiunto picchi massimi nel corso degli ultimi mesi. Ciò che preoccupa seriamente il board della Banca Centrale Europea è l’impennata dei prezzi delle commodities, che potrebbe avere ripercussioni sulle decisioni di politica monetaria.
La Bce è propensa a tagliare i tassi di interesse entro la fine dell’estate 2024, ma prima di fare qualche mossa sbagliata valuterà i dati macroeconomici aggiornati, in particolare quelli relativi al trend inflazionistico. L’attenzione sarà rivolta soprattutto al movimento dei prezzi delle materie prime, in particolare sull’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli e delle materie energetiche, che hanno un impatto rapido e diretto. Anche se l’inflazione nell’Eurolandia è scesa a 2,4 punti percentuali nel mese di marzo 2024, le quotazioni delle materie prime rimangono incandescenti.
Per quanto concerne il controllo dell’andamento sulle commodities, l’Osservatorio dei conti pubblici mette in evidenza che a marzo il prezzo del gas, del petrolio e del carbone è cresciuto di 20 punti percentuali, di tre punti percentuali e di 6 punti percentuali. Le altre commodities sono incrementate di valore ad eccezione del cotone, del ferro e del legname.
Le quotazioni delle materie prime sono rimaste elevate in confronto con il periodo pre-pandemico. Il comparto delle commodities rimane in settore piuttosto incandescente a causa dei fattori commerciali, geopolitici ed esterni, che mutano profondamente.
Inflazione fa tremare i mercati finanziari: quali sono i fattori destabilizzanti?
Ad impattare sull’inflazione ci sono determinati fattori destabilizzanti, tra cui i conflitti geopolitici, le condizioni climatiche avverse ed il near-shoring. A ciò si aggiungono altri fattori, tra cui: l’inflazione salariale più elevata e i mutamenti nelle relazioni commerciali tra i giganti dell’economia mondiale.
Sono soprattutto i fattori geopolitici a spaventare il mondo, che appare sempre più in guerra e frammentato. La geopolitica influenza le guerre, le partnership, le strategie di potere, le identità culturali ed i vantaggi commerciali. Lo scenario economico e finanziario sarà dominato dalle crescenti tensioni, dalla frammentazione e dai conflitti geopolitici.