Roberto Vecchioni racconta se stesso attraverso l’autobiografia – epistolario “Tra il silenzio e il tuono”, Einaudi, a Libri Come. Colto, intelligente e ironico, il professore incanta la platea, e quelli che hanno seguito il live tramite i social. L’incontro delle 16.30 presentato dal giornalista e conduttore Giorgio Zanchini, presso il Teatro Studio Borgna, all’Auditorium Parco della Musica, è stato uno dei più attesi, e dei più utili, della XV edizione della rassegna letteraria. Utile perché si è rivelato una lezione di vita. Dalla scuola, all’amore, alle delusioni, al senso degli artisti, Vecchioni spiega come ha superato le prove affrontate nel tempo.

Roberto Vecchioni presenta “Tra il silenzio e il tuono”, a Libri Come, racconta l’amore della vita, l’esperienza sessuale più forte e l’addio della prima moglie

“Ero ad una festa privata, dove c’erano tante persone inutili, e tra questi si vede questa cosa unica: sembrava un ritratto di Raffaello. Bellezza pazzesca, se muoveva una gamba era ancora più bella. Si muove e io sono innamorato a vederla camminare, ma ero timido, insicuro, incerto – spiega lo scrittore – . l’esperienza sessuale più forte della mia vita l’ho avuta con una ragazza di 15/ 16 anni, con questa ragazza facevo solo sesso, non le ho mai detto Ti Amo. Pensavamo fosse amore, ma era solo un picchiarci un con l’altro. Nel libro non parlo del dolore provocato dalla prima moglie che mi ha lasciato, dico solo l’addio. Volevo finirla da signore, volevo essere io.”

Il rapporto col padre

Come tutti i, veri, grandi, il professore piace anche perché ha saputo costruirsi da solo. Semplice, sportivo: “Ho 81 anni, ma ne sento 40,” ha affermato Vecchioni. “Sono figlio di un venditore di tessuti, giocatore, uomo bellissimo, furbo, non è questa la sede per raccontare il rapporto che aveva con mia madre. Era un uomo che mi metteva alla prova.”

Il rapporto con gli studenti, e alcune riflessioni sulla scuola

E il rapporto con gli altri: “La scuola migliore è il liceo classico, chi non conosce la cultura greca non conosce la vita, ma se non conosci la cultura greca puoi recuperare negli anni con lo studio. L’importante è iscriversi ad una scuola che dia il lavoro. Il vero problema dei giovani, oggi, è il lavoro – ha aggiunto il paroliere – gli studenti mi migliorano, il rapporto con loro per me è uno scambio. Sono un uomo semplice, faccio le cose che fanno tutti. L’amicizia per me è importante, mi piace uscire, sono una persona semplice.”

Il rapporto col palcoscenico

Dalla scuola alla musica, si è in contatto con gli altri, si instaura un contatto migliorativo, così come Vecchioni racconta. Il rapporto col palcoscenico è un’occasione di affermazione di sé. “Appena metto piede sul palco sono un’altra persona, sicuro di me, certo di quello che faccio, sono signore di me stesso: canto la libertà, gli uomini, la bellezza e canto sempre come la prima volta. C’è una sorta di trasfusione di spiritualità tra me la gente che mi fa sentire forte, e importante – ha detto Vecchioni – ma non in maniera commerciale, come uomo, come emozioni, che sono la parte principale della vita.”

Chi è l’artista?

In conclusione una riflessione quantomai reale degli artisti, e dell’utilità di questi ha chiuso l’incontro: “Un artista può dare soltanto emozioni, non fa niente col PIL, non serve a niente ad una nazione, ma serve agli uomini, alle donne, ai ragazzi. Serve a se stesso. Ho 81 anni, me ne sento 40.”