Christian Raimo, scrittore e insegnante, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulle proteste del mondo della scuola contro le linee guida per la riapertura

“Si sono viste tutte le fragilità della scuola in questi mesi. Si è visto come la scuola si regga moltissimo sulla buona volontà e la professionalità di alcuni docenti. Di fronte alla difficoltà e l’incertezza su settembre emergono le proteste di chi, giustamente, ricorda le criticità della scuola. Stanno protestando contro il sistema scuola generale. Il ministro Azzolina secondo me non è l’avversario perché la scuola è diretta poco dal Ministero e molto da dirigenti e Regioni, che hanno poteri superiori rispetto a quelli del Ministero stesso. Nel momento in cui stiamo cercando di affrontare il rischio di una nuova ondata di pandemia, è chiaro che ogni preside penserà come garantire quel diritto all’istruzione con degli accorgimenti diversi: i doppi, i tripli turni. Dipenderà molto dagli spazi a disposizione dei vari istituti e al tipo di indirizzo. E’ facile sparare contro la Azzolina, perché ha fatto anche un paio di gaffe, c’è stato anche un deficit di comunicazione e perché sulla scuola si ottiene un consenso facile con poche dichiarazioni. C’è un grande problema, che è la questione delle ripetizioni private, ogni anno c’è 1 miliardo di euro speso dalle famiglie per questo, in nero. Questo vuol dire che la scuola pubblica ha una ferita, vuol dire che c’è una parte della scuola che non funziona rispetto all’uguaglianza e all’inclusione. Bisogna rifinanziare i corsi di recupero pubblici, mettendolo dentro le scuole stesse. La didattica a distanza avremmo dovuto già imparare a farla prima del lockdown. Io ho ragazzi in classe che non sono potuti venire a scuola per un anno per motivi di salute. Il problema è anche lì ci sono docenti che si sono già professionalizzati ed altri che pensano che quello non faccia parte del lavoro degli insegnanti perché l’insegnamento è solo in presenza. E’ banalissimo dire che la scuola deve essere in presenza, ma non possiamo non immaginare che una parte possa essere valorizzata anche a distanza. L’insegnante deve professionalizzarsi di continuo”.