Cosa dovremmo sapere sulle Trivelle? Cos’è che ancora non sappiamo perché magari non ci viene detto? Il Prof.Marco Santarelli, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca Res On Network di Londra interviene ai nostri microfoni sulla questione che sta creando alcuni scompigli all’interno del governo attuale.

“C’è innanzitutto un lato normativo molto nebuloso che in realtà sembra muoversi quasi per protesta e non per naturale sbocco della tendenza che dovrebbe essere verso le energie rinnovabili. Una cosa che non sappiamo ad esempio è che queste energie rinnovabili nel nostro Paese sono state praticamente bloccate a causa di una serie di leggi sbagliate. Siamo tornati a dare una forte attenzione alla produzione di idrocarburi quindi vuol dire che c’è ancora questo problema ed è molto forte, inoltre le energie rinnovabili non sono più incentivate e non vengono portate a galla con qualche misura come ad esempio fa la Germania. Si può creare energia dalla natura, dalle onde del mare come stiamo facendo a Stresa per rendere completamente autosufficiente l’isola: noi abbiamo una risorsa enorme ma la gente non sa che questi idrocarburi fanno guadagnare lo Stato ed è per questo che non si può rinunciare a questo tipo obsoleto di energia, non dando valore politico nemmeno alle Regioni. Un altro aspetto di cui nessuno parla è il cosa accade quando viene perforato il suolo con le trivellazioni: si utilizza un sistema chimico che è più inquinante delle perforazioni stesse, essendo un lubrificante che entra nel terreno in modo diretto ed è un grave danno per tutto l’ecosistema, per tale motivo occorre fare più informazione sul come avvengono le trivellazioni, per far rendere meglio conto alla gente di cosa si tratta poiché ancora in molti non ne sono a conoscenza.  Ad oggi siamo ancora fermi, se noi riuscissimo a portare la produzione di energie rinnovabili almeno alla metà delle produzioni dell’intero paese, potremmo raddoppiare un introito sulla vendita di energia andando a risparmiare su altri fronti. Per far cambiare le cose purtroppo occorreranno almeno una decina di anni.”