Storia del crimine: Giorgio Orsolano, la “Iena di San Giorgio”. Giorgio Orsolano, nato a San Giorgio Canavese il 3 giugno 1803 e morto nello stesso paese del torinese il 17 marzo 1835, è stato un serial killer italiano, detto la “Iena di San Giorgio”. Fu autore di tre omicidi. Giorgio Orsolano era figlio di Antonio Orsolano e Margherita Gallo. Quando la madre rimase vedova, per educarlo e istruirlo decise di mandare il figlio da uno zio prete. Ogni tentativo di educarlo e istruirlo, però, risultò vano e il sacerdote rimandò Giorgio dalla madre. Ritornato a San Giorgio, Orsolano finì per trascorrere più tempo in osteria a bere vino che al lavoro.

Storia del crimine: Giorgio Orsolano, la “Iena di San Giorgio”

Nel 1823, Giorgio Orsolano commise i primi reati a San Giorgio Canavese rubando dieci candele nella Confraternita di Santa Marta e degli oggetti nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Ma tentò anche di stuprare la sedicenne Teresa Pignocco; la tenne prigioniera a casa sua per sei giorni. E così, il 15 dicembre del 1823, Giorgio Orsolano venne condannato a otto anni di carcere. Uscì di galera il 13 dicembre 1831 per buona condotta.

Uscito dal carcere, Giorgio Orsolano prova a rifarsi una vita

Uscito dal carcere, Giorgio Orsolano conosce una vedova di 24 anni, Domenica Nigra. Dalla loro unione, il 7 luglio 1833 nacque Margherita. All’inizio di aprile del 1834 i due convolarono a nozze. Orsolano aprì una bottega di “ritagliatore e salsicciaio”; attività che però non gli garantiva i guadagni sperati.

Dopo il matrimonio inizia l’orrore della “Iena di San Giorgio”

Il 14 febbraio 1834, infatti, Giorgio Orsolano uccide, dopo averla stuprata, Caterina Scavarda di soli dieci anni. Dopo il delitto getta il corpo nelle campagne di San Giorgio Canavese. Il 24 giugno dello stesso anno la “Iena di San Giorgio” stupra e uccide Caterina Givogre di nove anni; poi la decapita e getta i resti nel torrente Piatonia. Le ricerche delle due bambine scomparse non diedero frutti, quindi i presunti delitti vennero attribuiti ai branchi di lupi che infestavano la zona. Altra tappa dell’orrore: 3 marzo 1835, durante il giorno di mercato di San Giorgio, Orsolano convince Francesca Tonso di quattordici anni a seguirlo a casa con la scusa di voler comprare le uova che aveva la ragazzina. A casa la stupra, la uccide, taglia a pezzi il cadavere con una mannaia, lo chiude in un sacco di iuta e lo seppellisce sempre nel torrente Piatonia.

Fine dell’incubo: Giorgio Orsolano viene scoperto e arrestato

La zia e i genitori di Francesca Tonso denunciano la scomparsa della figlia. Successivamente, decidono di andare a casa del mostro per porgli delle domande, in quanto la zia lo aveva visto parlare con Francesca prima che la ragazzina sparisse. Alla visita dei parenti di Francesca Tonso, Orsolano reagisce in modo brusco e li caccia. Le indagini continuano e la polizia scopre la precedente accusa di stupro nei confronti di Orsolano. Gli agenti decidono allora di effettuare una perquisizione e in casa di Giorgio Orsolano spuntano gli zoccoli di Francesca, dei brandelli di vestito, delle macchie di sangue e il sacco parzialmente sporco. A quel punto la “Iena di San Giorgio” tenta di scappare ma viene bloccato, ammanettato e portato al castello di Ivrea, sottraendolo alla folla che voleva linciarlo.

La confessione “in vino veritas” e la condanna a morte

Giorgio Orsolano da sobrio nega tutto, ma quando i poliziotti decidono di farlo ubriacare conoscendo la sua passione per il vino, la “Iena” confessa gli orrori commessi. Vino a parte pare che abbia deciso di ammettere i crimini perchè un ufficiale gli aveva assicurato che, se avesse confessato e si fosse dichiarato pazzo, avrebbe evitato la pena di morte. E invece, il 13 marzo 1835, alla fine del processo svoltosi a Ivrea, Orsolano viene condannato a morte e impiccato 4 giorni dopo a San Giorgio Canavese. Si racconta che alla lettura della sentenza Giorgio Orsolano non fece una piega, impassibile. Curiosità: l’Università di Torino, il giorno dopo l’esecuzione inviò tre chirurghi a San Giorgio Canavese “per dissecare il cadavere” e portare via la testa e i testicoli dell’uomo definiti dai medici “più voluminosi del solito”. Successivamente, il cranio venne portato al Museo di Anatomia. Ancora oggi, un calco della testa della “Iena di San Giorgio” è conservato al Museo di anatomia umana Luigi Rolando di Torino.

La storia del crimine e della criminologia tutte le domeniche su Cusano Italia TV (canale 264 del digitale terrestre) con “Crimini e Criminologia: in diretta dalle 21 a mezzanotte. All’interno, la rubrica “La Galleria degli Orrori-Speciale Serial Killer” con il professor Marino D’Amore (Sociologo della Comunicazione e Criminologo all’Università Niccolò Cusano).