C’era anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio al question time odierno alla Camera: il ministro è stato interrogato in particolare sul tema del concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso ministro era finito nella bufera in relazione alla sua intenzione di “rimodulare” il reato. Nordio è poi tornato sui propri passi, come spiegato da lui stesso a Montecitorio.

Comprenderete il mio sconcerto e il mio sdegno quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa. Nel programma di riforme annunciato da questo governo non vi è traccia, ne avrebbe potuto esserci, di modifiche della disciplina del concorso esterno in associazione mafiosa. Non fa parte del programma governativo: non c’è, non esiste e non sarà fatto.

Un “problema”, ricorda il ministro, “sorto a causa dell’incertezza applicativa del concorso esterno, tanto che la Cassazione a suo tempo ha cambiato indirizzo”. Nordio, dunque, risponde ai critici parlano di una “interpretazione anche più severa” sul tema.

Anche chi non è organico alla mafia, se comunque ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Tanto è che quando ho diretto l’inchiesta sulle Brigate Rosse venete, negli anni ’80, abbiamo sempre contestato il reato associativo anche a chi si prestava a semplici contatti, dal soccorso medico al volantinaggio e li abbiamo tutti fatti condannare come appartenenti alla banda armata.

Modifiche concorso esterno, Nordio: “Mie considerazioni miravano ad eliminare incertezze future”

Pur ammettendo che “per il concorso esterno esiste una giurisprudenza abbastanza consolidata”, Nordio spiega che nel nostro ordinamento “non esiste il principio dello “stare decisis“. La stessa Cassazione, ribadisce, “ha talvolta cambiato indirizzo”.

L’ultima prova di quanto sto dicendo è recentissima: la Corte ha ridefinito il concetto di criminalità organizzata in senso assai restrittivo, con il rischio di compromettere molti processi in corso per reati gravissimi. Ed è per questo che nell’ultimo Consiglio dei ministri, di concerto con la Presidenza abbiamo annunciato un decreto legge proprio per definire, con i doverosi criteri di tassatività e specificità, i reati di criminalità organizzata.

Le considerazioni su una “normativa ad hoc sul concorso esterno”, conclude il ministro, miravano “ad eliminare incertezze future, costruendo uno strumento anche più efficace di quello attuale nella repressione delle associazioni criminose e di chi, in un modo nell’altro, vi fa parte”.

Non vi è alcun affievolimento nel contrasto alla criminalità organizzata, né potrebbe essere altrimenti, principalmente da parte di un ministro che vi ha dedicato la parte più importante della propria funzione di magistrato. Ed è con questo sentimento di commossa rievocazione del collega Paolo Borsellino, e delle altre vittime della violenza stragista, che auspico che questa polemica sterile oggi si chiuda.

Conte attacca: “Nordio ha rimangiato tutto”

Un discorso che non ha convinto il leader pentastellato Giuseppe Conte: secondo l’ex premier, il ministro della Giustizia “ha rimangiato tutto” anche grazie all’intercessione di Giorgia Meloni.

Lui aveva detto che voleva rivederlo, Meloni era intervenuta e aveva dichiarato che non era tra le priorità ma non l’aveva affatto escluso. Poi Meloni ha ritrattato il punto e ha detto che non è il programma e quindi non se ne parla. Oggi è costretto anche lui a rimangiarsi tutto, come ha rimangiato la sua iniziale posizione anche Meloni.