Martino Landi, presidente della FAIB (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) è intervenuto ai microfoni di ‘Legge e Giustizia’ condotto da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus per commentare le dichiarazioni del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, circa la volontà di tagliare le accise sul costo della benzina già in occasione del primo Consiglio dei Ministri.

Le tassazioni sulla benzina erano interventi mirati a recuperare danaro per sopperire ad eventi catastrofici

“Ho sempre assistito ad aumenti di accise piuttosto che a tagli – ha detto Lanzi – E’ vero che noi benzinai siamo il bancomat dello Stato perché le accise sono una tassazione che negli anni i governi hanno caricato sul prezzo della benzina. Le tassazioni sulla benzina erano interventi mirati a recuperare danaro per sopperire ad eventi catastrofici, come ad esempio terremoti, guerre o alluvioni. Nel tempo queste tasse sono rimaste e garantiscono ad oggi 40 miliardi di entrate all’erario. Sono equiparabili all’IRPEF- tassa necessaria per la garanzia di determinati servizi- che paghiamo tutti noi. Tagliare le accise quindi vuol dire diminuire le entrate dello Stato. Inoltre, diminuire il prezzo di un bene di prima necessità va incontro ai bisogni degli italiani e comporta anche un aumento dei consumi.

Ad esempio un lt di benzina mediamente costa 1,50 euro. Le accise incidono per il 66% circa. Quindi di questi 1,50, 1 euro va allo Stato. La rimanente parte, ossia il 33%, serve per ripagare i costi della filiera. Come gestori ad oggi guadagniamo un compenso che va al lt, e non guadagniamo su percentuale. Il nostro ricavo su 1,50 euro è il 2%. In pratica, al gestore vanno 3 cent, allo Stato 990 centesimi e la rimanenza copre il costo industriale e di gestione.

Le transazioni elettroniche hanno significato un aumento delle commissioni bancarie

L’avvento della moneta elettronica, l’obbligo della fatturazione elettronica e quindi il pagamento elettronico per coloro, i quali per attività lavorative necessitano di detrarre il costo del carburante, hanno significato un aumento di commissioni bancarie. Infatti, le banche per garantire questo servizio ci chiedono commissioni che vanno dal 0,70 al 2%. In questi casi al gestore non conviene vendere il carburante se il cliente paga con carta di credito. Abbiamo portato questo problema all’attenzione degli Istituti Bancari, dei Governi precedenti e dell’attuale Governo, perché qualcuno se ne deve fare carico. Abbiamo ottenuto un Credito d’imposta, che ci riconosce il 50% del costo che sosteniamo verso le banche, alleviandoci così le spese.

Il giorno dopo aver ottenuto il Sredito d’imposta, il sistema bancario ha raddoppiato le commissioni. Il provvedimento è stato fatto a favore delle banche perché di fatto facciamo più transazioni elettroniche con maggiori costi verso le banche. E’ inutile quindi aver ottenuto il 50% del credito d’imposta. La situazione è quindi peggiorata”.

Secondo lei questa è la volta buona per vedere tagliate accise come quella della guerra in Abissinia?

“Mi auguro ci sia quindi un taglio delle accise. Spero che le parole di Salvini diventino realtà. Se però tagliare le accise significa semplicemente cambiare semplicemente il nome alle accise, come ad esempio quelle della guerra d’Abissinia, non cambia nulla. Ci deve essere la volontà di cambiare una parte di quei soldi che entrano allo Stato. La guerra di Abissinia necessitava di risorse per far fronte a quella situazione ma ad oggi non c’è più ragione di pagare quelle tasse. “