Jack Dempsey il Tigre, combattente senza paura

contro avversari più grossi e muscolari di lui

 

Jack Dempsey è stato uno dei più grandi pugili della storia. Tecnicamente era molto aggressivo e non badava a tanto altro. Soprannominato “Manassa Mauler”, che in italiano suona come “Massacratore di Manassa”, era conosciuto come “Mangiatore di uomini” e “il Tigre”. Anche da questo è facile capire come il suo stile di boxe fosse tutta offensiva e poco difensiva.

Riusciva, tra l’altro, a combattere contro avversari più alti e grossi di lui. Jesse Willard ad esempio, alto 2 metri. Inoltre anche per i suoi anni (dal 1917 al ‘27), è stato un pugile decisamente moderno, molto mobile. Girava intorno all’avversario, si allontanava e si riavvicinava. All’epoca i pugili erano piuttosto statici: invece normalmente questo era un suo grande vantaggio. Usava poco il diretto e spesso i ganci. Pugile quindi piuttosto rozzo tecnicamente ma potentissimo.
Lo scoprì l’allenatore Jack Kearns nel 1918. Dopo una serie clamorosa di KO, Dempsey conquista il titolo mondiale a Toledo, non quella spagnola, ma una omonima cittadina nello Stato dell’Ohio, lo stesso di Cleveland. Sconfigge Jesse Willard che va KO alla terza ripresa.

Altri incontri memorabili furono: contro il francese Georges Carpentier(1921) e contro l’argentino Luis Angel Firpo (1923), vinti per KO. Firpo soprattutto era considerato il più forte al mondo ed era soprannominato “il toro selvaggio della Pampa”. Al Polo Grounds di New York, il 14 Settembre 1923, c’erano 80000 spettatori. Firpo dominò le prime riprese e aveva quasi vinto per KO. L’arbitro, però, non fece il conteggio e Dempsey si salvò. Dopo, invece, l’americano riprese a picchiare con una forza inaudita e vinse l’incontro.

Addirittura un suo vecchio allenatore, Jack Hill, disse che, contro Willard, Dempsey nascose un ferro di cavallo dentro ai guantoni. La “tattica” sarebbe ripresa da un film di Charlie Chaplin in cui il protagonista impiegò questo stratagemma per mandare al tappeto un avversario ben più dotato per muscoli e centimetri. In realtà non c’era nessuna prova, che questo sia effettivamente accaduto; e anzi sembra più rientrare nella leggenda che nella realtà, questo avvenimento.

Ancora più famosi furono gli incontri con cui Gene Tunney tolse il titolo a Jack Dempsey. Nel 1926 a Philadelphia e nel 1927 a Chicago Tunney superò Jack ai punti con uno stile opposto al suo avversario: pugile tecnico ed astuto e non strabordante come Dempsey.

Personaggio particolare, non era molto simpatico ai giornalisti per il suo carattere aggressivo fuori come sul ring.

Ci furono dei sospetti anche su alcuni suoi incontri, che sembra fossero truccati. D’altra parte nella boxe questo succede, ciclicamente, e non è certo una novità.
Fuori dal quadrato dei combattimenti, la sua vita era legata ad Ann Pennington, famosa ballerina della scena musicale di Broadway. Ma nel 1925 si sposa con Estelle Taylor, diva hollywoodiana. Nel 1928 la coppia recitò nel famoso The Big Fight.

In generale Dempsey ebbe una vera e propria carriera post pugilistica legata al cinema. Dagli esordi degli anni ’20 restò in televisione fino alla sua morte, tra film, documentari e spot.

L’infanzia di Jack è invece segnata da diversi lavori: il facchino, il minatore, il coltivatore, il lavapiatti e persino il cowboy. Iniziò, difatti, a combattere nei saloon delle città minerarie. Lo chiamavano Kid Blackie perchè la sua pelle era annerita dal carbone. Un giorno, per una scommessa da 20 dollari, attraversò il deserto del Nevada, rischiando la vita. Questo per raccontare la grandissima forza d’animo e l’immensa volontà, dell’uomo come dell’atleta.

Per le strade di Manassa il fratello fu invece accoltellato. Dempsey, che in realtà si chiamava William, prese il soprannome Jack in onore di “Nonpareil” Dempsey, che era un pugile irlandese morto nel 1895, stesso anno di nascita del futuro campione del mondo Jack. Il 23 settembre del 1926, innanzi a centoventimila spettatori riuniti a Philadelphia, Dempsey perse la cintura da Gene Tunney, the Fighting Marine, nell’incontro definito “la sorpresa del decennio”.
Veniamo al dopoguerra. Siamo nel 1958 quando sposa la quarta moglie Deanna Piatelli che sarà anche la sua definitiva compagna di vita. Nel 1970 al Madison Square Garden in 19mila festeggiarono il suo compleanno e Dempsey addirittura si commosse. Chi lo conosceva nella vita normale sosteneva che fosse una persona molto generosa e molto differente dal personaggio che si era costruito nel complicato mondo della Boxe.

Nel 1983 morì all’età di 87 anni. Si chiuse un ciclo nel mondo del Pugilato, fatto di personaggi duri e veri, che riuscirono, grazie a questo sport ad uscire da situazioni complesse della vita. Forse durante il percorso non ne era consapevole, ma Jack Dempsey è stato il più innovatore pugile, che stava aprendo l’epoca moderna della Noble Art, inaugurata proprio dal suo stile di combattimento.

E avrebbe saputo coniugare la popolarità acquisita sui ring di tutto il mondo con i mezzi di comunicazione di massa quali il Cinema e la Televisione, oltre alla Radio, che è stata la via pionieristica, per giungere nelle case di milioni di cittadini statunitensi.

(ha collaborato Giulio Dionisi)