Il Dottor Eugenio d’Orio, esperto di Genetica forense con perfezionamento in Forensic science and DNA analysis all’Università di Cambridge, è intervenuto ai microfoni di Legge o Giustizia su Radio Cusano Campus per parlare del caso di Pamela Mastropietro.

IL CASO DI PAMELA MASTROPIETRO E IL DNA NON RITROVATO

Nelle ultime settimane, infatti, si è discusso molto della perizia dei RIS avvenuta all’interno dell’appartamento dove sarebbe morta la giovane ragazza. Secondo i rilievi, sul luogo ci sarebbe solamente il dna di Innocent Oseghale. Le indagini, però, dicono che quanto compiuto sul corpo della vittima sarebbe stato impossibile portarlo a termine da una sola persona. “Dei metodi per far sparire delle tracce ci sono e sono noti. Si possono usare acqua, candeggina ed altri espedienti che talvolta riescono a ripulire delle tracce. Molte scene del crimine si trovano ripulite o camuffate. Non è possibile far sparire tutto perché qualcosa resta sempre.

L’assenza del dna, dal punto di vista scientifico e forense, deve considerarsi come una prova dell’innocenza di un indagato? Un noto collega americano, il professor John Butler,  ha avuto modo, anni fa, di scrivere che l’assenza di un profilo di dna ove ricercato su un reperto o su una scena del crimine non deve assolutamente considerarsi come la prova dell’assenza di quel soggetto che viene indagato. Le indagini “tradizionali” a Macerata fanno pensare che l’atto dello smembramento sia stato compiuto da più soggetti. Oggi abbiamo l’indagine “scientifica” che può essere un aiuto ma non può andare da sola rispetto a quella classica e viceversa. Impossibile cancellare qualsiasi traccia?   Lì, purtroppo, hanno fatto un ottimo lavoro. L’ambiente della scena del crimine è stato profondamente compromessa, modificata e trattata”.