Dopo le tantissime polemiche sui social Tony Brandi, presidente della Pro Vita Onlus che ha affisso, a Roma, un gigantesco manifesto contro l’ aborto, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus all’interno del programma Legge o Giustizia condotto da Matteo Torrioli.

“Non è contro l’aborto ma a favore della vita – ha detto Brandi – le donne subiscono pressioni per abortire dall’ideologie e dai miliardi di profitti che genera questa pratica. Di aborto si muore, bisogna ricordarlo: muoiono i bambini ma anche le donne ed intanto i politici si lamentano del calo demografico. Le femministe ci attaccano? Secondo me dovrebbero essere con noi. Qui non si parla di religione e sul manifesto non ci sono riferimenti religiosi. La stampa parla e chiede il ritiro del manifesto. Siamo stati contattati ieri da qualcuno del Comune di Roma che ci ha intimato di togliere il manifesto. Ora siamo in attesa della comunicazione ufficiale. Le persone possono quindi far pressione sulla Raggi, che è viva perché la madre non l’ha abortita, e lei obbedisce: Hitler era più democratico”.

Molte donne hanno attaccato questo manifesto

“Parliamo della libera scelta delle donne. Il bambino, la cui vita comincia dal concepimento, è un rene? Un fegato? Un polmone? Organi con i quali possiamo fare quello che vogliamo? No, è un bambino. Ci ha attaccato anche l’Associazione Vita di Donna Onlus, che da oltre 20 anni tutela la salute delle donne. Non dice, però, che se vai in farmacia e compri un’aspirina ti informano degli effetti collaterali. Nessuno parla, invece, delle conseguenze che può avere l’aborto. Certi dati vengono nascosti per il Dio profitto”.

Giorgia Meloni vi ha difeso

“Spererei tanto che anche qualche radicale riconoscesse le menzogne dette per far passare la legge sull’aborto”. Mercoledì ci sarà una conferenza stampa: “si parlerà della salute delle donne. Invito tutte le persone oneste a partecipare. Soprattutto le femministe e le abortiste dovrebbero venire”. Se quel manifesto venisse rimosso che segnale sarebbe: “Non siamo in dittatura, siamo in tirannia. Non c’è più libertà di espressione in Italia. La nostra colpa? Aver semplicemente detto la verità. Non ci sono insulti od offese di nessun tipo, solo la verità”.

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