Studenti e migranti: quale percezione hanno gli studenti liceali del fenomeno dei flussi migratori? Dove hanno avuto modo di formarsi un’opinione, cosa li influenza e attraverso quali canali si informano?

Partendo da queste domande e dall’esperienza decennale del prof. Claudio Puoti, titolare della cattedra di Psicofarmacologia presso la Facoltà di Psicologia dell’UniCusano, è stato strutturato un test che verrà somministrato agli studenti delle scuole superiori della Capitale, per misurare il livello di consapevolezza degli stessi circa il fenomeno dei flussi migratori.

Prof. Puoti, da dove nasce l’idea di realizzare questo test e di somministrarlo agli studenti delle scuole superiori di Roma?

“Io sono un medico ed oltre ad insegnare partecipo in qualità di volontario, al fianco della Marina Militare, alle missioni di soccorso in mare di quei barconi che tentano di raggiungere le coste del nostro Paese. Lo faccio da molti anni, per capirci, dall’operazione Mare Nostrum ad oggi e ho avuto modo di toccare con mano con quanta approssimazione i giovani si avvicinano a questo fenomeno, che è storico e che sarà presente anche nel futuro di tutti noi”.

Dove si forma l’opinione dei giovani rispetto ai migranti e alla migrazione?

“Una famiglia particolarmente schierata, sia essa spiccatamente tollerante o marcatamente ostile, può sicuramente influenzare l’opinione di un figlio. Non vanno sottovalutati i social network, il sentito dire e le diverse strumentalizzazioni che si fanno del fenomeno anche a livello politico”.

Come si struttura il progetto di cui stiamo parlando?

“Ho preparato un test di 10 domande, attraverso le quali contiamo di capire l’orientamento di ogni singolo studente sulla questione migranti e flussi migratori. Il test sarà anonimo e il risultato numerico, quindi frutto di un’evidenza scientifica. Dopo il test gli stessi studenti avranno modo di vedere un video di circa 15 minuti che è un montaggio accurato delle tante ore di riprese fatte a bordo delle navi da soccorso. Dopo la visione il test sarà ripetuto dagli stessi studenti ai quali verranno poste le stesse domande. Il fine del progetto è capire se a seguito di una maggiore consapevolezza sul fenomeno possano cambiare le risposte e, di conseguenza, le opinioni dei ragazzi”.

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