Ferruccio Mazzola, figlio del grande Valentino e fratello di Sandro, ha avuto il grande merito di provare a squarciare il velo d’omertà che per diversi decenni, ha tenuto nascosta la verità sull’illecita pratica del doping nel mondo del calcio nazionale.

Pur avendo giocato da professionista, anche in assenza dei grandi successi ottenuti dal celebre familiare giocatore dell’Internazionale Ambrosiana Milano, ha provato a scalfire le falsità, l’ipocrisia e i seri rischi per la salute di chi fa impiego di pasticche non consentite né a livello etico e tanto meno a livello giuridico.
Nato a Torino il 1° febbraio del 1945, dei due fratelli Mazzola era il più piccino d’età. Quando il 4 maggio 1949 cadde l’aereo del Grande Torino sul basamento della Basilica di Superga, morì il papà Valentino, che dei granata era il Capitano e il più talentuoso calciatore. Ferruccio e Sandro, all’epoca 8 anni, rimasero orfani, in una delle più grandi tragedie dell’Italia nel periodo della Ricostruzione.
Lui aveva una certa tecnica ma divennero ben presto inevitabili i paragoni: prima quello con il celebre genitore, poi con il fratello che negli anni ’60 vinse parecchio, in maglia Inter.
Da ragazzo gioca nelle giovanili dell’Inter utilizzato da centrocampista.
In prima squadra Ferruccio giocò per l’Inter poi nel Venezia, nel Lecco, nella Fiorentina e con la Lazio, con la cui casacca vinse uno scudetto, il primo, dei bianco-celesti romani, senza giocare da titolare neppure un minuto. Faceva parte, tuttavia, di quel meraviglioso blocco di prime scelte e di riserve voluti da Tommaso Maestrelli.
Tentò anche di giocare in America, a Hartford, nei Bicentennials: la sua strada agonistica terminò in C al Sant’Angelo.
Nella massima divisione italiana ha giocato 89 volte con 12 reti segnate, in Serie B 81 gridando 15 volte gol! La serie cadetta l’ha vinta nel 1966 a Venezia, e nel 1969 con la Lazio. Con la società romana oggi di stanza a Formello, Mazzola Junior ha vinto la Coppa delle Alpi nel 1971.
Finita la strada sul campo, il Mazzola scomodo diventa allenatore della Lazio femminile e della Nazionale italiana delle donne, poi nel 1985 vince la Serie C2 guidando il Siena. Una categoria, la quarta nazionale, che tornerà a conquistare nel 1988 al Venezia, lui che è stato il primo allenatore avuto, tra i tantissimi, da Maurizio Zamparini.
Dopo la Laguna ha lavorato, in qualità di osservatore, a Treviso.
Nel 2005 diventa presidente dell’Associazione Futursport International, che si occupa, con la pratica sportiva, del recupero di quegli adolescenti sofferenti per il disagio sociale. Ma la sua più grande battaglia, per quanto tardiva, scatenò il finimondo, nel calcio. Nel 2006 Ferruccio Mazzola collaborò con l’Associazione vittime del Doping, fondata dai familiari di Bruno Beatrice, morto recentemente, e che fu uno di quelli che provarono a raccontare delle brutte sostanze mandate giù ai tempi in cui giocava in Serie A, nella Fiorentina.
Infatti due anni prima, nel 2004 Mazzola accusò direttamente il suo allenatore ai tempi dell’Inter, Helenio Herrera, di imporre ai calciatori, sia ai titolari che alle riserve, sostanze proibite mescolate nel caffè. Nel 2005 l’Inter ha querelato il suo ex calciatore chiedendo un risarcimento di 3 milioni di € per danni morali e patrimoniali. Ma il giudice ha respinto la richiesta della società milanese.
Ferruccio Mazzola ha visto interrotti i rapporti col fratello Sandro che negava, quando era in vita il più giovane dei due. Ferruccio continuò la sua battaglia ricordando a tutti che alcune morti dei giocatori della Fiorentina degli Anni 60 e 70 fossero riconducibili all’utilizzo di sostanze dopanti, capaci di alterare le prestazioni, e forse anche gli equilibri interni sul piano fisico e nervoso. Ferruccio non risparmiò nemmeno la Lazio. La Procura di Firenze ha aperto nel 2005 un’indagine sulla morte del calciatore Bruno Beatrice ma il 2 gennaio 2009 ha chiesto l’archiviazione del caso per prescrizione.
Nel calcio dilettantistico, quello dell’estrema periferia di ogni città, a Roma Mazzola lo scomodo ha allenato la Borghesiana, squadra del suo quartiere.
Il 7 maggio 2013 Ferruccio Mazzola è morto dopo una lunga malattia nella Capitale, all’età di 68 anni. Lasciando la moglie Rita e i figli Riccardo, Sara e Michele.
Dopo la morte, in modo se volete ipocrita, di certo in ritardo sugli eventi, Sandro Mazzola ha confidato in un’intervista al Corriere dello Sport, che quanto dichiarato dal fratello Ferruccio fosse in realtà tutto vero. Un’autorete, ma di quelle brutte, anche da pensare e raccontare.