La cucina macrobiotica ha definitivamente preso piede anche in Italia. Perché? Perché da noi s’è sviluppata la voglia di prendersi cura di se stessi attraverso l’alimentazione. Dopo decenni di totale diseducazione alimentare, infatti, nel nostro paese abbiamo scoperto le regole base per mangiare bene. Stupisce che molte di esse già appartenessero alla nostra storia, alla famosa dieta mediterranea che esiste dalla notte dei secoli, e che si fossero smarrite nel corso dei decenni a favore di un’esterofilia forsennata che ha inserito nei nostri pasti il junk food ed ha fatto sparire cose come le verdure come il pomodoro o la cicoria molto radicate sul territorio italico. Adesso che ogni tassello del mosaico è stato rimesso a posto, è bene vedere l’evoluzione del quadro. Si tratta di entrare più nel vivo dei concetti base della macrobiotica per capire se fanno al caso vostro. Ecco una prima essenziale ma utile mini-guida a riguardo. Buona lettura.

Tutto parte da una constatazione e da una consequenziale domanda: la cucina macrobiotica in Italia piace. Ottimo. E che cos’è? La dottrina macrobiotica si basa su una serie di regole e consigli orientati a perseguire una vita sana e lunga. Il suo  creatore ha nome e cognome, il giapponese George Ohsawa, che, nel lontano 1957, ha presentato al mondo occidentale questa teoria.

Le fondamenta della ideologia macrobiotica sono da cercarsi nelle stesse delle medicina cinese e del Buddismo Zen, in cui la salute è sinonimo di equilibrio tra i principi Yin (femminile: freddo e buio) e Yang (maschile: caldo e luminoso), che sono presenti in tutta la natura. Secondo questo pensiero profondo, l’assenza di malattia avviene quando questi due principi sono in equilibrio e questo delicato equilibrio è realizzato solo attraverso una corretta alimentazione, una spirito volto alla tolleranza e un’anima che abbia raggiunto la serenità spirituale. Questa teoria stabilisce una dipendenza e relazione assoluta tra umore e cibo.

Premesse interessanti. Come si sviluppano nel concreto a tavola? Ecco un paio di spiegazioni più prosaiche.

La dieta macrobiotica

Il miglior modo per capirne di più sulla cucina macrobiotica è constatarne la dieta. Come funziona? Che caratteristiche ha? Cosa prevede nel menù? A queste domande rispondiamo con uno specchietto informativo sui passaggi chiave dell’alimentazione macrobiotica. Eccolo:

  • I cereali integrali sono il 50% del cibo totale giornaliero. Riso, miglio, grano, avena, orzo, cous cous, segale, grano saraceno e mais;
  • Gli ortaggi e le verdure cotte coprono il 25% della dose giornaliera. Ecco perché si consumano una o due tazze di zuppa al giorno a cui si aggiungono di solito le piante o le alghe;
  • I legumi dovrebbero essere consumati fino al 15% del pasto totale;
  • Circa le proteine animali è consentito mangiare pesce bianco due volte a settimana e solo in rari casi sono ammessi solo carne di pollo e tacchino.

Non solo. Anche altri alimenti hanno indicazioni precise. Le uova le potrete gustare solo fertilizzate e una ogni dieci giorni. Ideale la frutta se cotta o secca, talvolta fresca fintanto che si è in buona salute. Circa le bevande o i liquidi, il vademecum di chi mangia macrobiotico dice che si assorbono solo sempre dopo i pasti e mai durante. A piccoli sorsi e preferendo il tè tre anni (o tè Bancha o Kukicha) e il caffè di cereali. Se si beve acqua, dovrebbe essere preferibilmente calda o tiepida.

Il cibo macrobiotico

Nutrirsi in modo macrobiotico non è semplice per chi appartiene alla cultura occidentale. Considerate, per esempio, quali sono gli alimenti che non appartengono a questa filosofia giapponese e che dovete evitare. Eccoli:

  • carne rossa;
  • grassi animali;
  • prodotti lattiero-caseari;
  • zuccheri;
  • pomodori;
  • melanzane e patate;
  • frutta tropicale;
  • succhi di frutta;
  • condimenti e spezie forti;
  • cibi raffinati;
  • alimenti che sono stati coltivati con fertilizzanti chimici;
  • alimenti con aggiunta di conservanti e coloranti.

In pratica, nella corretta cucina macrobiotica, quello che accade nelle cucine degli Stati Uniti e d’Italia non va affatto bene. La scelta di seguire questa strada è complessa e spetta a voi ma considerate, per completezza di informazione, che il tempo di vita medio di chi vive macrobiotico è del 30% in pi§, che i casi di ultra centenari che seguono questa alimentazioni sono del 40% in più e che i tumori al colon e allo stomaco sono il 50% di quelli riscontrati mangiando nel modo in cui noi siamo stati educati.

Il consiglio è di dedicarsi maggiormente al tema sfogliando uno dei tanti libri che in rete ci sono e che vi darà un inserimento culturale migliore di tutta la filosofia ideata nel Sol Levante. Perché soltanto settando la testa in quella via di vita potrete accettare di sradicare i costumi con cui siete nati e con cui siete stati educati. Un consiglio di lettura per iniziare? La “Guida completa della cucina macrobiotica”, edita da La Feltrinelli e scritta da Aveline Kushi. Esiste una versione cartacea ed una in eBook.