Basta compiti, o forse no. Ad entrare a gamba tesa nell’annosa questione che riguarda l’utilità dei compiti a casa, questa volta ci si sono messi gli inglesi. Alla decisione della Philip Morant School and College di Colchester di dichiarare l’istituto homework-free, ha fatto seguito una vera e propria rivolta dei genitori che, per nulla convinti dell’efficacia del nuovo metodo, hanno ribadito con forza il loro più grande timore: non avere compiti a casa, a detta loro, non avrebbe reso i propri ragazzi più autonomi e indipendenti, bensì, li avrebbe esposti al rischio di non passare gli esami finali, che in Gran Bretagna sono standardizzati e corretti da un unico organismo indipendente.

Un dirigente scolastico genovese ha dato anima e corpo ad una “rivolta” di segno opposto che si sta sviluppando nel nostro paese. Maurizio Parodi è il preside che tre anni fa ha lanciato sulla piattaforma Charge.org una petizione con lo slogan: «Basta compiti» perché sono inutili, dannosi, discriminanti e malsani. La raccolta firme cresce lentamente verso le 30 mila adesioni e conta sempre più adesioni tra professori e maestre. In Emilia Romagna per esempio sono una ventina, quasi tutti della primaria. Tra i sostenitori illustri ci sono l’ex direttore generale della Rai Carlo Freccero, lo scrittore Alessandro Dal Lago e il pedagogista Daniele Novara.

Qui i fronti si dividono: «Non si possono cancellare i compiti per legge». Parole e musica dell’ex titolare del dicastero dell’Istruzione Stefania Giannini. Cosa ne pensa la Ministra uscente Valeria Fedeli abbiamo avuto modo di saperlo quando si è trovata a commentare la decisione francese di vietare i compiti a casa anche alle medie: «Credo ci debba essere un atteggiamento migliorativo rispetto a quello tradizionale: ti faccio la lezione frontale, poi tu approfondisci a casa da solo».

A dar seguito all’approccio “possibilista” della ministra l’avvio della sperimentazione ideata dal pedagogista e funzionario del Miur Raffaele Ciambrone. Partita l’anno scorso nella provincia di Biella ed estesa quest’anno a 166 scuole elementari e medie di altre 4 province italiane (Verbania, Milano, Torino e Trapani), il progetto innovativo ruota attorno alla convinzione che per eliminare del tutto i compiti a casa, l’organizzazione didattica non può restare così com’è. Ed è così che il progetto interviene anche sullo spezzatino delle materie che toglie concentrazione ai ragazzi. Le lezioni sono concentrate al mattino per la primaria e nelle prime tre ore alle medie. Poi parte il lavoro in gruppo con la didattica fra pari e le esercitazioni. Funziona? «I primi segnali sono molto incoraggianti». Vedremo.