Eusebio la Pantera Nera

che conquistò il Portogallo e l’Europa

 

Parliamo oggi di uno dei più grandi personaggi della Storia del Calcio: Eusebio, la risposta del Vecchio Continente a Pelé: i destini di questi due giovani cresciuti da famiglie povere si sapranno incrociare nell’edizione dei Campionati del Mondo del 1966 quando viene interrotto, dopo due titoli planetari vinti dal Brasile, il dominio della Seleçao che avrebbe trovato nuovo splendore nel ’70 in Messico.

Eusebio Da Silva Ferreira nasce a Lourenço Marques in Mozambico il 5 gennaio del 1942. Al Calcio lo instrada il padre, che è centravanti del “Ferroviario” mentre il ragazzo comincia a frequentare i campi nello Sporting Lourenço. Arriva in Portogallo a 16 anni e veste la maglia del Benfica di Lisbona per sempre, in terra lusitana, giocando 520 partite e mettendo a segno ben 310 gol. Cifre da capogiro. Con il Benfica vince la Coppa dei Campioni nel 1961 e nel 62 fermando il più grande Real Madrid della storia.  Ma la formazione portoghese perde la possibilità di proseguire quello strepitoso ciclo l’anno dopo, quando una doppietta di José Altafini permette al Milan di rimontare la sfida di Wembley concedendo per la prima volta a una realtà italiana, l’opportunità di sollevare il trofeo più importante d’Europa.

All’ultimo atto della coppa dalle grandi orecchie il Benfica sarebbe arrivato altre due volte: nel 1965 ma uno svarione colossale del portiere Costa Pereira favorì il successo dell’Internazionale di Helenio Herrera, e un’altra volta, ma vinse il Manchester United di due campioni del livello di Bobby Charlton e George Best.

Sul piano atletico Eusebio ha sempre avuto uno scatto sul breve capace di bruciare i tempi di reazione di difensori e portieri; aggressivo nel pressing, capace di incutere timore anche ai più disinvolti portatori di palla e mediani incontrati, è stato sempre un calciatore dotato di buon palleggio, e, sul piano squisitamente tattico, capace di leggere le partite come pochi attaccanti hanno dimostrato di saper fare.

I trionfi del Benfica con la “pantera nera” in sede nazionale sono tanti: dal 1963 al 73 ben 9 volte il titolo nazionale, 5 Coppe del Portogallo. E lui, Eusebio, autentico simbolo del calcio di tutto il mondo, vince individualmente il Pallone d’Oro nel 1965, davanti all’interista e azzurro Giacinto Facchetti, la Scarpa d’Oro anel 1968, ltro riconoscimento di rilievo continentale, avendo segnato 43 reti. Cosa che ottiene di nuovo nel ’73, quando sigla ben 40 gol.

Con la squadra nazionale del Portogallo sarà una guida importante ai Campionati del Mondo del 1966, quelli giocati in terra inglese, coi leoni britannici che conquisteranno l’unico primo posto assoluto della storia del Football. Si giocano i quarti di finale a Liverpool, il 23 luglio di quell’anno: di fronte la Corea del Nord, che agli ottavi ha rispedito a casa l’Italia, con un gol segnato da uno che di professione fa il praticante odontoiatra, e il Portogallo, che ha mandato in frantumi i sogni del Brasile, bi-Campione del Mondo in Svezia nel 1958 e in Cile, quattro anni dopo. La cosa clamorosa succede nei primi 24 minuti di partita, con i coreani in vantaggio per 3-0 di fronte a un pubblico di casa esterrefatto. Come fa, la Corea del Nord, a cacciare fuori una realtà consolidata tramite i club lusitani in Europa, da una rassegna così seguita da tutte le nazioni? E infatti Eusebio Da Silva Ferreira si prende sul groppone tutta la squadra, segna 4 gol, e il quinto lo firmerà nel finale José Augusto. Il Portogallo vince 5-3 e arriverà sul terzo gradino del podio, miglior risultato assoluto fino alla seconda posizione europea ottenuta, con dolore, davanti al pubblico amico in Europa, dietro alla sorprendente Grecia. In quel Campionato del Mondo Eusebio è il capocannoniere, con 9 reti, benché fosse già noto al pubblico inglese e agli sportivi di tutta Europa per quanto ottenuto con il Benfica.

La parabola con la nazionale lusitana Eusebio la comincia nel 1961, quando a Parigi, in una partita amichevole, il Portogallo affronta il Brasile: entrambi giocatori nati da realtà economicamente sottosviluppate, entrambi di colore, con Pelé ventenne già Campione del Mondo 3 anni prima, e il giovane Eusebio che è entrato in campo da riserva, ma è capace di segnare ben 3 gol a uno dei rari portieri forti del Brasile, il grande Gilmar. In quell’occasione il Portogallo ha battuto i carioca per 3-1. Il Brasile avrebbe ripreso il volo, dopo l’eliminazione nel Mondiale del ’66, nel ’70 in Messico, quando vinse la terza volta la Coppa Jules Rimet davanti all’Italia e fu la prima nazione ad arrivare a 3 successi assoluti, tenendosi il trofeo. Infatti nel 1974 venne creato un altro simbolo del primato planetario, che è ancora oggi la straordinaria coppa d’oro che tutti ammiriamo.

Eusebio avrebbe finito la parabola agonistica a metà degli anni 70 come calciatore del Monterrey, in Messico, prima di tornare in Portogallo per allenare le squadre giovanili del Benfica.

Una considerazione va fatta. Eusebio e il calcio portoghese sono sbocciati e cresciuti nel bel mezzo della parabola meravigliosa del Brasile, e con tutto il calcio europeo avrebbero terminato la propria ascesa mentre all’attenzione di tutta l’Europa e del mondo intero stavano salendo l’attenzione e il timore nei confronti del calcio dei Tulipani. La rivoluzione olandese avrebbe preso il sopravvento sostituendo al calcio tecnico e spettacolare degli anni ’60 con la tattica quale scuola di pensiero assoluto, mista alla questione atletica. Dopo Eusebio e Pelé sarebbe arrivato un certo Johann Crujiff.