“Se  mi faccio male? Sono cavoli miei. Sono senza contratto”. E’ Enrico,  fattorino di uno delle compagnie di food delivery, a denunciarlo a “Legge o Giustizia”,  in onda su Radio Cusano Campus,  pur decidendo di restare anonimo e di non fare il nome della compagnia per cui lui stesso lavora. 

I rischi dei fattorini che lavorano senza un contratto

La sua è la stessa situazione di tanti altri, che lottando contro l’anonimato, hanno deciso di riunirsi per far valere i loro diritti. A Bologna, alcuni giorni fa, i fattorini di queste compagnie sono dovuti scendere in strada nonostante la città fosse sotto la neve, un episodio che ha scatenato la protesta. “Lavoro per una grossa piattaforma di delivery da quasi un anno per arrotondare e non pesare economicamente sui miei genitori – ha raccontato Enrico – c’è chi lo fa come secondo lavoro ma per altri è la prima fonte di reddito. Cercavo un lavoro part-time e tramite facebook sono entrato in contatto con questa piattaforma ed ho fatto un colloquio. Ci tengo a precisare che dal punto di vista legale non ho firmato nulla, alcun tipo di contratto”

.Quindi non hai un contratto? “A distanza di un anno non ho nessun tipo di contratto e nessun rapporto “strutturato”. All’ inizio per mia ingenuità sono partito senza fare troppe domande e poi dopo ho iniziato ad informarmi, solo che il discorso veniva sempre sviato. Io con questa piattaforma avevo stabilito un tipo di rapporto di lavoro “subordinato”, basato su un tipo di impiego a livello “occasionale”, ma ci sono persone che lavorano ininterrottamente a pranzo e cena durante la settimana: “occasionale” ma solo sulla carta”.

Quanto guadagni?

“La difficoltà sta nel fatto che le diverse piattaforme hanno diversi metodi di pagamento. Ad esempio alcune hanno una base oraria, di 5 euro o 5,60 euro l’ora ed in più a cottimo, dunque a consegna, 1 euro o qualcosa in più a consegna. Altre invece pagano 8 euro all’ora, senza nessun tipo di guadagno sulla consegna”. I mezzi ve li forniscono le compagnie? “Io giro con il mio scooter, uso il mio telefono, il mio contratto internet e tutte queste che sono spese non sono contemplate nella mia paga. Le mance sono fondamentali per sopperire a queste uscite che noi usiamo per il servizio”.

In caso di infortunio, cosa succede?

“Sono cavoli miei. E’ già successo che qualcuno sia caduto, rompendosi anche un braccio, e la piattaforma non è stata propensa a pagargli l’intero turno”. Che tipo di rapporto avete con il datore di lavoro? “Il rapporto è che abbiamo è totalmente digitale, basato su chat What’s app e Telegram. Io ho solo incontrato un ragazzo che mi ha fatto un colloquio un anno fa”.

Che cosa chiedete?

“A settembre ci siamo riuniti, altre iniziative sono anche partite in città come Milano e Torino, e siamo giunti alla conclusione che la questione principale sia ottenere un contratto e con lui le garanzie minime che comporta: un’assicurazione sugli infortuni ed un monte ore garantito. Anche il modo in cui ci vengono assegnate le ore non è assolutamente trasparente”.