La Cattiva Scuola. Il problema dell’educazione appare oggi uno degli argomenti caldi e maggiormente discussi soprattutto fra i non addetti ai lavori. Esso riguarda infatti non solamente la scuola in generale ma, nel complesso, la persona e la società.

Riguarda non solo la didattica ma tutte quelle situazioni nelle quali si verificano fenomeni che influiscono sull’apprendimento.

Tali situazioni necessitano di interventi specifici, che vanno affidati a persone competenti e preparate, soprattutto quando si tratta di ambito scolastico.

La Cattiva Scuola

Una delle autrici di questo libro, Stefania Auci, insieme alla coautrice Francesca Maccani, propongono una serie di analisi e interventi che tengono conto soprattutto del contesto e prendono in considerazione aspetti sociologici, fenomeni di costume, mode e abitudini e soprattutto l’influenza delle nuove tecnologie.

Stefania Auci è stata raggiunta telefonicamente da Radio Cusano Campus per parlare del libro e, più in generale, dello stato di salute della scuola italiana. Stefania, oltre ad essere una scrittrice ed una blogger, lei è una professoressa di sostegno, uno di quei mestieri che all’interno dello stesso ambito dell’insegnamento assume i caratteri della vera e propria missione. Che scuola stiamo vivendo?

Le parole dell’autrice

Ne La Cattiva Scuola parliamo di una scuola che si è trasformata da priorità che si occupa di educazione tout court a elemento di fastidio in una vita che è piena di stimoli sicuramente più accattivanti ma meno strutturanti e formativi. Oggi il problema è che non si ha più una visione dell’educazione come strumento di formazione della persona ma si percepisce la scuola come un contenitore, un parcheggio in attesa di una “presunta” vita vera”.

“I presupposti che ci hanno spinto a scrivere questo libero è semplice: siamo partite dalla scuola che viviamo oggi per ragionare su quella che ci piacerebbe vivere in futuro. A partire dalle nostre personali esperienze, che sono diverse e a tratti si completano, abbiamo cercato di elaborare un’analisi seria dalla quale emerge una scuola che il mondo della politica ha sempre e solo usato per apporre un marchio, dalla scuola azienda di ieri alla scuola parcheggio di oggi”. 

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