Katia Aringolo, psicologa, autrice del libro “Le fiabe per… Giocare con le emozioni” edito Franco Angeli, è intervenuta a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus per raccontare le emozioni che i bambini provano dalla nascita in poi, e come possono cambiare nel tempo. Gli adulti nel processo di decodifica e cambiamento delle emozioni, rispetto agli eventi, o alle persone, ricoprono una funzione importante. Dovrebbero, infatti, “sintonizzarsi col bambino, e condividere l’emozione per aiutare a regolarla. Se un bambino è triste occorre che l’adulto di riferimento condivida quella tristezza, se l’adulto ribadisce ai figli che non c’è bisogno di essere tristi e neppure di arrabbiarsi non stanno entrando in empatia come dovrebbero. E’ difficile per un genitore avere a che fare con la rabbia, la paura, la disperazione del bambino, ma per poter essere d’aiuto è necessario condividere tutti gli stati emotivi”. Dalla nascita in poi le cose vanno complicandosi man mano che i bambini acquisiscono consapevolezza del mondo, e di ciò che avviene intorni a lui. “Fino ai primi sei mesi di vita hanno un sorriso riflessivo, sorridono a sensazioni piacevoli, che gli capitano, una coccola, una voce rassicurante, una carezza. Per arrivare al sorriso sociale bisogna aspettare i due o tre mesi. Dopo i sei mesi il sorriso diventa anche “selettivo”, il bambino non sorride con chiunque e comprende che sorridendo ottiene qualcosa. Ha sottolineato la psicologa Katia Aringolo. “Intorno agli otto mesi comincia infatti a comparire l’angoscia da separazione dalla mamma o dalla figura di riferimento. Più i bambini diventano autonomi e più sono le emozioni che provano.” La paura, inizia così ad essere percepita intorno agli otto mesi con la paura dell’estraneo, poi intorno ai 12/18 mesi, periodo in cui i bambini “cominciano a camminare”, emergono altre paure mentre tra i due-tre anni fanno la comparsa le paure dei mostri, dei fantasmi, del buio. Dopo arrivano le paure sociali che sono i timori condizionati dall’educazione. La rabbia, fa capolino a diciotto mesi con la protesta per non riuscire a fare o ottenere qualcosa. A seguire iniziano le emozioni sociali: la gelosia, l’invidia, vergogna, etc . Tutte emozioni che si sviluppano con la crescita e la relazione con l’altro”, ha detto Katia Aringolo. Per ogni emozione provata dal bambino la funzione del genitore, e degli adulti (nonni, baby sitter, parenti), è quella di sintonizzarsi con gli stati emotivi del bambino.

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