Chi ha visto il Principe Azzurro invii una mail, scriva a chi di dovere, mandi un segnale di fumo. E’ scomparso ovunque, anche dalla vita delle nuove eroine Disney. Nessuna di loro ha l’happy end classico, sono felici ma sole, scelgono la loro vita senza servirsi dei consigli o dell’aiuto di un compagno. Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus.

Esiste un percorso terapeutico che è possibile portare avanti con un esperto dove il cliente si identifica nella fiaba che ha scelto per se stesso. “Intorno ai tre, sei anni, si sceglie una storia ci si innamora di un personaggio e si incomincia a vivere con le stesse dinamiche di quella storia. Sganciandosi dal copione di vita si possono sbrogliare risorse e potenzialità inespresse”, ha affermato Simona Vitale, dottore di ricerca in Sociologia, woman coach, studiosa di archetipi e miti delle fiabe.

Il percorso si svolge mettendo nelle condizioni il paziente di identificarsi “in un personaggio e parlare col linguaggio archetipico delle fiabe. Questa tecnica va all’inconscio e bypassa le resistenze della razionalità.” 

Perché i miti delle fiabe sono cambiati?

“L’immaginario collettivo mitico che propone la Disney o altri colossi come Pixar è cambiato rispetto al passato perché tiene conto dei nuovi rapporti sociali, e dei nuovi scenari che sono cambiati.”

Qual è la funzione delle fiabe?

Quella di accompagnare “il ragazzo nei riti di iniziazione. Quando entra in età adolescenziale ci sono storie che sono un riferimento, e che fanno sì che il ragazzo possa sentirsi meno solo e avere stili di vita e comportamenti adeguati da intraprendere. Sono storie che servono da punti di riferimento.”

Chi ha visto il Principe Azzurro, dunque? Nessuno, neppure le nuove eroine delle fiabe, quelle che “raccontano il cambiamento delle donne in società. Queste rassicurano le donne contemporanee spiegando loro che è ok vivere da sole. Ma il processo di emancipazione femminile dovrebbero dare la possibilità agli uomini di poter dare, e di incontrarsi su nuovi territori. E’ una nuova prospettiva. Non ci si realizza solo attraverso il matrimonio. E’ importante dare agli uomini la chance di dare risorse ed energie alla propria vita”, ha sottolineato Vitale.

L’archetipo della bella addormentata nel bosco riguarda molte donne oggi. Le ragazze che hanno attivo questo archetipo hanno “dei problemi con la sessualità, questa ragazza si punge il dito con un ago e vede sanguinare il dito, ed è una metafora del menarca. I genitori per proteggerla fanno sì che possa essere rinchiusa in una torre. Questo incantesimo fa sì che la ragazza dorma, in uno stato comatoso, a svegliarla sarà soltanto un Principe che passa di lì e che deve riuscire ad andare oltre l’edera cresciuta intorno al castello. Questo è un grandissimo tabù sessuale che hanno molte donne, ovvero che non possono vivere una vita sessuale a meno che non ci siano determinate condizioni; ovvero che la relazione sia volta al matrimonio, che non si tratti di una relazione impegnata.”

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