Theresa May lancia la sua offerta. “I cittadini europei residenti legalmente in G. Bretagna nel momento in cui lasceremo l’U.E., avranno la possibilità di regolarizzare il loro status per restare nel Paese”. La proposta darebbe quindi la possibilità a tutti gli europei presenti sul territorio inglese da almeno 5 anni, di avere la residenza piena e un nuovo ‘status’ che avrebbe poi denominato ‘settledEU’.  La Premier ha sottolineato come questo status sarà garantito anche a coloro che si trasferiranno nel Regno Unito prima dell’effettiva Brexit, che dovrebbe avvenire nel marzo 2019, e alle persone che lo faranno entro i prossimi due anni. Gli individui che acquisiranno tale status, potranno godere degli stessi diritti dei cittadini inglesi, per quanto riguarda assistenza sanitaria e welfare. La May ha però specificato che questi diritti saranno garantiti solo in caso di reciprocità di diritto.

L’offerta avanzata dalla May è stata giudicata non esaustiva. “Quello sui diritti dei cittadini europei è solo un primo passo, ma non è sufficiente”. Così il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha risposto in merito alla proposta della premier, considerandola forse non come una vera e propria offerta, ma più come una merce di scambio. L’impegno che potrebbe essere assunto prevede infatti, oltre allo status ‘SettledEU’, anche la non intromissione da parte della Corte di giustizia Europea nella tutela dei diritti dei cittadini europei. Tale questione però, è in totale disaccordo con quanto richiesto dai membri dell’Unione Europea. Essi infatti reclamavano la sottomissione alla legge europea fino all’uscita definitiva da parte del Regno Unito.

I negoziati, iniziati lunedì 19 giugno, hanno diverse priorità. In primis, quella di regolare i diritti dei 3 milioni di cittadini europei residenti nelle città inglesi. Le altre questioni rilevanti sono: l’assegno ‘di addio’ per coprire tutti gli esborsi finanziari e la gestione dei nuovi confini tra U.E. e Gran Bretagna. La quota richiesta si aggirerebbe intorno ai 100 miliardi di euro. Essi comprendono però, anche i trasferimenti delle due agenzie europee Ema ed Eba situate a Londra.

In questa situazione complicata invece, il premier italiano Gentiloni, con parole incoraggianti, ricorda come un anno fa la G. Bretagna indiceva il referendum sulla Brexit. “All’epoca la Brexit sembrò un annuncio quasi da titoli di coda per il progetto europeo. Ma ad un anno di distanza, con sollievo possiamo dire che le cose non sono andate così. Quel progetto europeo che sembrava infrangersi ancora una volta ha dimostrato di essere forte. Più di quanto molti pensassero e prevedessero. Bisogna cogliere in positivo le occasioni. Compresi i risultati elettorali come quello in Francia, per promuovere politiche economiche che accompagnino la crescita. Essa va incoraggiata e non depressa, per completare l’unione economica e monetaria”.