GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE

HANNO RUOTATO INTORNO A ME. FIRMATO ANDREA RUBEI

A 50 anni smette gli scarpini l’ultimo dei Mohicani, di

una meravigliosa generazione di “Calcettisti”

 

Michela Naim ha intervistato sabato pomeriggio l’Ultimo dei Mohicani di una meravigliosa stagione di giocatori anzi di GIOCATORI di CALCIO A CINQUE, ANDREA RUBEI. Finisce un’era quasi “geologica” della disciplina dei circoli, delle palestre al chiuso, dei palasport, delle finali giocate, per volere del pioniere federale Antonio Sbardella, al Foro Italico, la casa delle sfide nazionali, che mettevano in campo Roma, Torrino, BNL, Palmanova, Torino, Augusta e altre crescente realtà, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Prima di lui hanno preso la via della panchina e della scrivania, o sono tornati al calcio giovanile e al calcio dei grandi, Gianni Fasciano, Gianni Roma, Ivano Roma, Giancarlo Boncori, Massimo Rinaldi, Andrea Famà, Mauro Ceteroni, Paolo Menicucci, Roberto Matranga, Proietti, Gabriele “Il Puma” Caleca, Gianluca Plini, Pippo Quattrini.

Sabato scorso a Roma il Calcio a 5 ha girato una pagina che in realtà è stata lunga un infinito e interminabile capitolo, capace di raggruppare almeno 4 generazioni di sportivi. Tanta roba, gente dell’antico “CALCETTO”.

Le domande sono state poste al termine della gara di ritorno del play-out di A2 per non retrocedere in B tra la Capitolina Marconi e la formazione altoatesina Bubi Alperia Merano, che ha vinto il doppio confronto. Qualche attimo di tensione alla sirena finale è stato, dopo un giro di lancetta, sedato, e si è trasformato in 3 dicasi 3 minuti di standing ovation di tutto il pubblico intervenuto, non tanto per lo spareggio-salvezza, che ha condannato al rientro immediato in B la realtà romana, quanto per tributare la giusta lode al più longevo atleta di quello che partì da Roma con il nome di CALCETTO. Che poi si sarebbe voluto in favore del nome che da tanti anni vige, sia tra i club che nei rapporti tra l’apposita divisione e il resto del mondo.

Le divisioni che il campo ha creato vengono spazzate via dall’abbraccio, simultaneo, dei suoi compagni di squadra e degli avversari, venuti a Roma forti del 6-2 di gara-1, e comunque in circolo ad applaudire uno sportivo come ne nascono uno, forse, ogni mezzo secolo. Questa volta è toccata al Calcio a Cinque, la sorte, di benedire un suo figlio prediletto, che è arrivato a ringraziare ogni partita giocata, tra le tante vinte e qualche dispiacere.

Michela Naim, durante Sabato Sport Regione, in onda su Radio Cusano Campus 89.1 FM ogni settimana dalle 15 alle 19, con il suo solito, trascinante entusiasmo, era emozionata, nel chiedere al grande atleta al termine del percorso sportivo: “Oggi è l’ultima, Andrea?”

“Sì, oggi è l’ultima dell’attività agonistica, purtroppo”, il diretto interessato con rammarico afferma.

Michela Naim: “Se è purtroppo, perché non continuiamo, magari per un anno?

Perché la voglia ci sarebbe pure, le ginocchia non sono proprio d’accordo. Quest’anno mi hanno dato forti segnali che non ce la fanno più. E poi è giusto smettere: c’ho 50 anni passati, ma che devo fare, ancora? Va bene così”.

Michela Naim: “Che devi fare? Ci devi ancora deliziare come hai fatto in questo campionato: ricordiamolo, tra l’altro, iniziato in Serie A con la Futsal Isola, finito con la Capitolina. Oggi non è stata forse la partita che volevate. Probabilmente la permanenza ve la siete giocata nella partita di andata. Però dobbiamo dire che comunque è stato un campionato epico, avete fatto tantissimo, con diverse soddisfazioni”.

“Ottime cose, sì, l’unica squadra del Nazionale con soli giocatori italiani, tutti italiani. Con la Bubi Merano, lo sapevamo, era una partita equilibrata, come è stato per tutto il campionato. Abbiamo finito a pari punti, negli scontri diretti c’è stato o un pareggio o un gol di differenza: loro sono stati più bravi di noi perché hanno fatto entrambe le partite del play-out fatte bene, noi no, e quindi è giusto che si siano salvati loro”.

La domanda dallo studio è netta: “Andrea, ci sono eventuali margini di ripensamento o è una cosa chiusa?”.

Rubei: “No, no,no! Sulla più attività no. Io ho smesso definitivamente. Non l’ho mai detto ma quando lo dico poi lo faccio. Non ce la faccio più: le ginocchia sono devastate. Vediamo se riesco a essere utile come dirigente. Non vorrei lasciare questo Sport di cui mi sono innamorato, come sapete tutti quanti. Spero di essere utile in altre vesti”.

Non è che sarai uno dei tanti che cerca una panchina?

“Non credo di essere in grado di fare l’allenatore”, dice, con una enorme dose di umiltà. “Per carità, mai dire mai, però non ci ho mai pensato: vedremo cosa succede, ma è un altro lavoro. Io conosco il Calcio a Cinque sicuramente ma fare l’allenatore è un altro mestiere”.

Il tecnico più duro e più esigente che hai avuto?

“Ne ho avuti tanti. Penso ai primi che mi hanno voluto forzare a difendere, cosa che non mi è mai piaciuta: poi con gli anni il lavoro su di me è stato più semplice. Però allenatori duri ce ne sono stati tanti. Mirko Beccaccioli non è sicuramente uno dei più teneri, è molto duro: ma duro non sul piano personale ma pretende determinate cose. Ho avuto Ciccio Angelini negli ultimi due anni, parlando quelli coi quali ho chiuso il percorso. Ce ne sono stati tanti: penso a Nuccorini, uno di quelli che mi ha dovuto insegnare a difendere. Per lui è stato un lavoro ingrato, sicuramente”.

Michela Naim: “Io vedrei bene Andrea Rubei in Federazione a rappresentare questa disciplina, il nostro Sport. Sarebbe la cosa più bella, per noi amanti di questa disciplina. Quando uno come lui smette vanno poste due domande “normali”. Vorrei sapere quale è stata la gioia più grande; poi se ha qualche rimpianto?”.

Tantissime gioie e tantissimi rimpianti, più che altro dispiaceri perché tutte le scelte che ho fatto le ho fatte convinto di ciò che stavo facendo. E’ chiaro che ci sono state finali perse, anche nelle quali io ho sbagliato l’unico rigore in una finale finita ai tiri di rigore. Quindi ne ho, di ricordi che fanno uscire una lacrimuccia. Come ho tante gioie. Per quanto riguarda il futuro molto volentieri sposerei, anzi, mi piacerebbe dare una mano a questo Sport. Vediamo cosa esce fuori”.

Il compagno di squadra più matto che hai avuto?

Rubei si fa una risata e ne procura qualcuna anche a noi: “Ooooh!, anche qui è dura. Ho avuto dei casi clinici, in squadra, io. No, guarda, fortunatamente non mi ricordo squadre in cui ci sono stati problemi interni, di spogliatoio, se non quello che è il minimo accettabile. Problemi ce ne sono sempre soprattutto quando i risultati non vengono. Però, sarà che uno si porta appresso i ricordi belli, e io in questo momento ho solo bei ricordi, poi forse col tempo usciranno anche quelli brutti. Mi ritengo estremamente fortunato per l’attività che ho avuto la possibilità di svolgere”.

Michela Naim: “Qual è il tuo sogno per il Calcio a Cinque?”

Andrea Rubei mostra, una volta di più, le idee chiare: “Che diventi uno sport riconosciuto per le possibilità che ha; uno sport di cui sono innamorato, ma non è uno sport considerato, non ha la giusta visibilità, ancora, e i giusti riconoscimenti, per lo sport che può essere. E’ uno sport fantastico”.

Se dico GRAZIE a nome di tutti gli appassionati è una banalità?

“Grazie a Voi, perché comunque anche voi, mi avete dimostrato, comunque, che raccontate quello che succede nei campi, siete stati sempre pazienti e disponibili, con me. E quindi GRAZIE A VOI, soprattutto. E alle PERSONE che hanno ruotato intorno a me, in tutti questi anni”.

Magari la battaglia per migliorare i rapporti tra ambiente e mezzi di informazione la facciamo insieme…

“Molto volentieri! Ti ringrazio un abbraccio, e in bocca al lupo per tutto il resto”.

Obrigados.

(ha collaborato Michela Naim)