Ha 96 anni ed è uno dei pochi reduci dalla battaglia di El Alamein. Paracadutista dentro, ha festeggiato il suo novantaseiesimo compleanno lanciandosi. E promette che se dovesse arrivare a cento ripeterà il gesto. E’ stato molto emozionante il racconto di Giuseppe Degrada, ex Folgore, intervenuto stamattina ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso di ECG, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. 

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Il racconto di Giuseppe Degrada, 96 anni, ex paracadutista della Folgore, reduce di El Alamein, inizia così.

“Se riesco ad arrivare a cento anni, farò un altro lancio. Per tenermi in forma mi alleno, non sto mai fermo, faccio le faccende di casa, aiuto mio figlio disabile, mia moglie. Cerco di non stare mai fermo. Cammino quando è bel tempo tra le colline attorno a casa mia, adoro camminare, soprattutto quando c’è il sole. E poi mi piace innaffiare i fiori”.

L’ex paracadutista della Folgore, reduce di El Alamein, 96 anni, prosegue così.

“Quando è iniziata la guerra, il 30 giugno del 1940, sono stato chiamato. Avevo 19 anni, sono andato militare. Ho fatto domanda per entrare tra i paracadutisti, ma servivano le firme del papà e la mamma. I miei non potevano firmare, perché erano analfabeti. Ho chiesto aiuto al parroco, ma lui non voleva saperne. Per fortuna ho incontrato Gianni Brera che mi ha aiutato, io sono partito proprio con l’idea di fare il paracadutista. E l’addestramento è stato molto difficile. Ho fatto il corso a Tarquinia, ci facevano fare delle cose incredibili, quelli non era i paracadute che ci sono oggi. Adesso sono maneggevoli, leggeri, all’epoca era molto dura. Una volta, stavamo facendo addestramento, eravamo in 120, volevano farci fare un lancio col vento che spostava i sassolini dal campo. Nessuno voleva lanciarsi, è venuto fuori il comandante con la pistola in mano e ha iniziato a gridarci vigliacchi, traditori, buttatevi o vi sparo. Ci siamo lanciati e io sono andato a finire due chilometri oltre la pista d’atterraggio, sono andato a finire con la testa in un mucchio di terra. Su 120 che si lanciarono, 60 andarono all’ospedale. Io sono rimasto solo 8 giorni un po’ gonfio“.

L’ex paracadutista sulla battaglia di El Alamein.

“E’ stata dura, eravamo preparati per fare i lanci su Malta. Quella era la missione. Ma siccome era in piena avanza ci siam buttati in Africa, in prima linea, senza niente. Sono stato tre mesi senza levarmi le scarpe, ero tutto stracciato quando mi hanno preso prigioniero. Ho passato due notti da solo in mezzo al deserto. Quando mi catturarono mi mandarono in un campo di smistamento, ne ho passate tante, ci sarebbe da fare un libro. Non ci hanno preparato a quella battaglia.Ho incontrato Mussolini e Hitler, vennero a Tarquinia, quando facevamo il corso. Avremmo dovuto conquistare Malta, non essere catapultati in prima linea in mezzo al deserto. In tre mesi non mi sono mai lavato, neanche gli occhi. Quando ci hanno preso ci hanno tenuto in una gabbia per sei mesi. Poi ci hanno trasferito in Palestina, in Palestina è andata meglio”.