Dieci grammi di hashish (ovvero cinquanta euro di fumo), la perquisizione della Guardia di Finanza e il suicidio. Ogni analisi può sembrare superflua, ma è impossibile non portare i genitori a riflettere, ancora una volta, sulle dinamiche relazionali coi figli. Il caso di Lavagna sconvolge tutti, e coinvolge tutti, ma non mette d’accordo. La mamma ha tradito il figlio, secondo alcuni, ha torto marcio; la situazione è incommentabile per altri. Ma il modo di reagire alle difficoltà degli adolescenti, fa pensare a qualcosa? Abbiamo provato a dare delle spiegazioni all’accaduto, a #genitorisidiventa – riflettendo sugli anelli mancanti relativi alla relazione madri – figli.
“I ragazzi non vanno giudicati, ma compresi, nella fase emotiva che stanno vivendo e che mette in discussione tutto quello che si era prima e non si sa cosa si dovrà diventare. Il genitore deve accompagnare il figlio nel percorso e non deve essere giudicante. Spesso i genitori non mostrano le loro debolezze, si mostrano come detentori della verità assoluta”, ha detto Maria Tinto, autrice del libro I Bambini Non Nascono Cattivi. “Diciamo che i ragazzi di oggi sono deboli, ma chiediamoci cosa facciamo per renderli così fragili. La mamma dice di aver fatto il possibile, ma cosa? Ha chiesto aiuto ad uno psicologo, soprattutto per se stessa? I genitori che vogliono avere l’ultima parola allontanano l’adolescente. Si parla di apertura verso il dialogo, ma è l’adulto che deve aprirlo al ragazzo e dare indicazioni al fanciullo affinché possa donare la parola al figlio”, ha sottolineato la dottoressa.
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