Del Decreto Ammazza Telematiche parlano docenti universitari e politici ma anche il punto di vista della stampa è prezioso. Ecco perché è stato molto interessante l’intervento di Sergio Luciano, giornalista di Panorama, che ha detto la sua ai microfoni dello “Speciale Università”, condotto da Gianluca Fabi, Livia Ventimiglia e Alessio Moriggi. I passaggi chiave della sua intervista su Radio Cusano Campus ili riportiamo qua di seguito.

L’ex Ministra Stefania Giannini ha firmato in extremis un decreto chiamato Ammazza Telematiche per alcuni suoi passaggi che stanno facendo molto discutere. Ecco cos’ha detto sul tema il giornalista di Panorama Sergio Luciano in diretta su Radio Cusano Campus:

Riguardo il decreto ammazza telematiche:“Probabilmente il ministro Giannini ha firmato qualcosa che era già stato preparato, non si è trovato il padre o la madre di questa istanza. Sono convinto che il padre è plurimo, c’è una cooperativa dietro: il mondo della baronia universitaria classica. Anziché capire dove sta andando il mondo, con evoluzioni, questa baronia si è arroccata per difendere la casta stessa in quanto casta, finché ce n’è, sostenuta anche da qualche elemento non brillante del nostro settore. Loro hanno paura di un big bang che tagli fuori i filtri rischiosi per cui un docente può arrivare in alto. C’è una forza di democratizzazione nelle telematiche che è altissima. Questa cosa significa aumentare la platea democratica di chi può acquisire cultura e formazione e quindi aumentare il numero di docenti che possono arrivare ad una cattedra. Per questo fa paura ai baroni. Poi c’è il fatto che a certe persone, a una certa età, l’idea che una formazione a distanza, questo sforzo di adattamento ed evoluzione non piace, perché evolversi dopo 30 anni di carriera è una rottura di scatole. Non sono in grado di recuperare il terreno che hanno perso e quindi vogliono bloccare chi è già partito verso il futuro.

Sulla miopia di un certo baronato accademico: “Sono molto miopi perché anche la migliore università tradizionale ha bisogno di evolvere, come stanno facendo i campus americani, integrando la loro offerta formativa anche sul piano telematico, non facendo la guerra alle telematiche ma adeguandosi. C’è qualcosa di paradossale nella contemporaneità casuale tra questo decreto che elimina l’obbligo del 6 per l’accesso al diploma di maturità che introduce una linea morbida per non dire lassista e affermare allo stesso tempo che se non c’è un docente ogni 23 studenti la qualità dell’insegnamento non può essere garantita. Il governo Renzi, e anche quello Gentiloni, si sono detti a favore della digitalizzazione della formazione, questo decreto contraddice questa linea, ecco perché è un autogol”.

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