Non è mai stato un rapporto come gli altri, e non lo potrebbe essere con nessun altro atleta, pur dotato sul piano tecnico, come è stato, per esempio, con Roberto Baggio o Gabriel Batistuta. Quello tra Giancarlo Antognoni e la Fiorentina è sempre stato un amore profondo, sia nei tempi in cui il talentuoso centrocampista offensivo militava nella “Viola”, che ha scelto di rappresentare fino alla fine dei suoi gesti atletici; sia dopo, quando ha scansato ogni tentazione anche di una minima parola fuori posto, di fronte al suo mancato impiego da dirigente, come è capitato ad altri, da altre parti. A Firenze sono di palato buono, per il football, e la storia racconta di un calcio di diversi secoli fa, che si giocava in costume. Il secolo scorso ha visto la Fiorentina vincere il tricolore nel 1956 e, in tempi più recenti, nel 1969, l’anno prima dell’unico scudetto conquistato dal Cagliari, con il club sardo che ha avuto il suo Antognoni, Gigi Riva. Questioni di scelte, di rapporto, passionale, ironico, scanzonato, con la città di appartenenza, nel caso di Antognoni, che poi avrebbe visto ripagato questo legame dalle convocazioni per i Campionati del Mondo di Argentina 78 e di Spagna 82, peraltro il terzo vinto dalla Nazionale Italiana.

L’orgoglio di Firenze va letto nel titolo mondiale vinto da un suo rappresentante, sempre corretto in campo e mai pungente o polemico, seppur schietto e franco, nelle interviste; ma anche nel fatto che abbia effettuato un percorso lungo e duraturo sul piano agonistico, che parallelamente è stato capace di innescare un immenso amore reciproco. I fiorentini e la città tutta, per lui, e lui nei confronti di una città stupenda, piena di storia, anzi di STORIA e ARTE, e delle sue genti. I fiorentini hanno sempre avuto un rapporto meraviglioso, con le battute ironiche mai trascese nel mero sarcasmo, e questa dote è stata spesso impiegata in un settore singolare quale è quello del calcio. Che ci mette del suo, per distinguersi, coi suoi paradossi.

Se uno pensa che un cantautore apprezzato in diverse parti del mondo come Pupo lo ha menzionato nella celebre “Firenze Santa Maria Novella” dicendo: “…e guai a chi parla male di Antognoni”, non è capitata a molti esponenti della pedata, una citazione da licenza poetico-musicale del genere, no!?

Non si stupisca, il mondo del football, erede del calcio fiorentino e di quello cinese (corsi e ricorsi, n.d.r.), se domenica è maturata un’espressione di colori, forza, fratellanza, riconoscenza, in una stupenda, meravigliosa curva Fiesole capace di omaggiare il suo Capitano Eterno, Giancarlo Antognoni.

La novità di queste settimane è stata la scelta del club dei fratelli Della Valle di incaricare Antognoni di rappresentare, da ambasciatore in Italia e in Europa, il club fiorentino, per la statura umana, comportamentale, etica, per la classe cristallina e il talento, per il modo di intrattenere i rapporti con gli avversari e gli arbitri un tempo, e per non essere stato mai al di sopra delle righe, durante e dopo. Tutti meriti, con tanti altri, che il buon Giancarlo ha sempre vissuto da ottimo deputato.

Firenze ha secoli di storia, non è un posto in cui sono larghi di manica, per i complimenti: te li devi meritare, devi saper conservare la stima di gente calcisticamente di bocca buona. Capace di comprendere lo spessore di un rapporto reciproco. Che è ricominciato per un secondo atto di grande, smisurata passione.

Statene certi. Di Antognoni se ne parlerà tra sei secoli, come è successo con i Medici.

SI RINGRAZIANO PER LA FOTOGRAFIA DELLA CURVA FIESOLE

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ECCO LA TESTIMONIANZA DI UN TIFOSO DELLA FIORENTINA SCRITTA A RITA e GIANCARLO ANTOGNONI TRAMITE FACEBOOK. TUTTA DA LEGGERE!

Rinunciasti ai trofei, rinunciasti al portafogli. Decidesti di dare retta al cuore. Son passati trent’anni e mentre gli altri lustrano i vecchi trofei nella loro solitudine, tu non hai mai smesso di scendere in campo. Hai vinto te. Hai vinto la gloria eterna.
Sei come il sole.