Quando Antonio Conte si presentò con una nuova nuova chioma, ci fu molta ironia. Eppure questo tipo di intervento estetico non sembra interessare poco agli uomini tanto che Istanbul tricologica è più forte dell’Istanbul terroristica. E’ sconcertante ma lo racconta Manuel Vairo, di Monterotondo, ragazzo che accompagna ormai da più di un anno gruppi di italiani, spagnoli e portoghesi a sottoporsi al trapianto di capelli. Ospite del programma “Legge o Giustizia” del nostro Matteo Torrioli, ecco quello che ha detto circa la vanità che supera il rischio di perdere la vita. Di seguito i passaggi chiave dell’intervista su Radio Cusano Campus.

Istanbul è ancora una meta agognata, nonostante la città sia martoriata dal terrorismo. A raccontarlo è Manuel Vairo che questo racconta in diretta su Radio Cusano Campus:

Sul perché è un’Istanbul tricologica: “Sono andato la prima volta ad Istanbul nell’ottobre del 2015 e la ragione è semplice, volevo fare un intervento estetico, ovvero un trapianto di capelli. La Turchia, ma Istanbul in particolare, è il centro europeo, e a breve a mondiale, per quanto riguarda la tricologia. In Italia abbiamo delle realtà all’avanguardia ma a livello economico e di risultato finale non sono ancora ai livelli turchi. Grazie ad Internet e ad altre persone che avevano sperimentato la cosa mi sono convinto e sono partito”.

Su dove andare: “Tramite l’agenzia Aratravel ho sperimentato in prima persona il pacchetto prima di diventare io stesso accompagnatore. La clinica di riferimento è quella del dottor Serkan Aygin, famoso in Italia anche per essere stato protagonista di un servizio de “Le Iene”.

Sulla possibile paura: “Non si è mai assolutamente tranquilli. L’organizzazione con la quale collaboro ci potrebbe anche permettere di non scendere mai in strada grazie ai trasporti privati. Alcune volte, in città, abbiamo respirato tensione. È incredibile, però, che ogni volta che accade qualcosa, dopo un’ora sembra già tutto dimenticato. Tutto quello che arriva nelle nostre televisioni è sempre un po’ esasperato. Quando sono ad Istanbul dedico il mio tempo alla città. Ho introdotto la possibilità di visitare questi posti magnifici. I ragazzi che vengono con me vivono questa esperienza come una vacanza, dimenticandosi dell’operazione”.

Su Istanbul come città: “Sono cresciuto a Roma e sin da bambino mi sono sempre chiesto: cosa prova un turista la prima volta nella “Città Eterna”? Questa sensazione penso di averla vissuta ad Istanbul . Si sente e si vede che è una città con alla spalle una storia grandiosa. Istanbul è bellissima. Auguro a tutti di vistarla almeno uno volta nella vita. La gente poi è ospitale. Ti senti a casa tua. Hanno un modo di fare che è qualcosa di incredibile. È una città viva e forse è questa la sua forza, anche di fronte a certe tragedie. Si percepisce che è la Porta d’Oriente”. 

Sulle differenze tra le generazioni turche: “Le vecchie generazioni ancora cercano i leader. Vanno avanti dicendo “viva quello” o “viva l’altro”. I più giovani, invece, hanno voglia di maggiore libertà. Respirano, a livello politico, un clima di sottomissione. Loro vorrebbero entrare in Europa. Ho parlato con ragazzi che hanno cercato di trasferirsi all’estero anche se non esiste un turco che non sia innamorato della propria città e della propria bandiera. Se non si sblocca qualcosa sono destinati ad una dittatura silenziosa. Auguro ai turchi di trovare serenità e tranquillità. Un popolo meraviglioso che deve continuare ad ospitare, vivendo con la tranquillità che merita”. 

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