Un cane abbandonato è nell’80% dei casi condannato a morte. E nel suo folle girovagare molto probabilmente metterà in pericolo la vita di altre persone. Soprattutto quella degli automobilisti. Sono 120.000 i cani che ogni dodici mesi vengono condannati a morte da chi aveva promesso di prendersene cura per sempre. 

LA LETTERA IMMAGINATA DI UN CANE ABBANDONATO AL PROPRIO PADRONE

Amico mio, dove sei? Ti cerco, ma non ti vedo. Non so se venirti incontro o stare fermo qui. Non conosco questo posto. Ho paura di perdermi. Ma che importa. Se perdo te, mi sono già perso anche io. E’ un gioco? Dai, lo sai che amo giocare con te, ma se questo è un gioco, ti prego, smetti subito. Perché non mi piace. Il tuo odore è svanito. Il tuo calore è lontano”.

LA PAURA E IL TERRORE

“Le mie zampe sono paralizzate. Tremo dalla paura. E’ caldo. Ho sete. Automobili mi sfrecciano accanto, nessuno sembra vedermi. Mi sento come quando, da cucciolo, in quel canile, io vedevo tutti eppure sembravo non essere visto da nessuno. Poi però sei arrivato tu e hai dato un senso alla mia vita. Ora dove sei? Torna. Ti prego. Vengo a cercarti. Questa strada è bollente e non sai che darei per un sorso d’acqua fresca. Una tua carezza. Una tua parola. Eccoti! Finalmente ti vedo! Non potevi avermi abbandonato, quella è la tua macchina. Aspettami, ti corro incontro come quando tornavi a casa sfinito da una giornata di lavoro ed io arrivavo a farti capire che per me eri il migliore del mondo. Ma no. Non sei tu. Non sei tu”.

IL SENSO DI COLPA

“Ho fatto qualcosa di male? E’ una punizione? Giuro, è la peggiore che tu mi abbia mai dato. Ma evidentemente me lo merito. Forse è per quando ti ho rosicchiato la porta. Non volevo essere cattivo, non lo sarò mai più. Ecco, tu sei così buono con me. Così dolce. Ed io mi sono messo a farti i dispetti e a rosicchiare la porta. Ma era solo per attirare la tua attenzione. Certe volte sembravi non tornare mai ed io ti facevo qualche dispetto solo per poi sentirmi al centro del tuo mondo quando poi mi sgridavi. Adoravo essere sgridato, perché tanto sapevo che alla fine mi perdonavi sempre. Stavolta no. Stavolta non ti vedo più. Sta arrivando la notte e ormai cammino da non so quanti chilometri. Mi accuccio un attimo qui. Riprendo fiato sul bordo di questa strada e poi ricomincio a cercarti. Anche se forse non arriverò a domani“.